L'attore americano presenta il suo ultimo film, girato da Mikael Hafstrom e nelle sale da venerdì 11 marzo: "Credo nello straordinario potere dell'esistenza". L'INTERVISTA
Uno strano destino quello di Anthony Hopkins, unico e irripetibile Hannibal Lecter, quello di vestire ancora una volta un personaggio ammantato dal male, questo volta 'assoluto', trattandosi del diavolo in persona.
Lo fa ne "Il rito" di Mikael Hafstrom nelle sale da venerdì 11 marzo distribuito dalla Warner vestendo i panni di un esorcista pieno di dubbi, Padre Lucas, che si ritrova ad instradare un giovane allievo Michael Kovak (Colin O'Donoghue), ancora più scettico di lui.
Questa volta però ne "Il rito" nessun indemoniato con testa snodabile e nessun tsunami di vomito verde, perché il film ispirato a fatti veri (nasce da una proposta letteraria del reporter Matt Baglio divenuta poi libro edito da Sperling & Kupfer) tenta una strada più soft che regista e attori definiscono tutti in coro: "Dramma psicologico".
Fatto sta che "Il rito", girato parzialmente anche a Roma (soli dieci giorni), vede la lenta iniziazione di questo giovane allievo, che nel frattempo si è legato di amicizia con una giornalista Alice (Alice Braga), al demoniaco. Una cosa più che esplosiva e con risvolti drammatici quando lui e Padre Lucas si ritrovano a seguire un presunto caso di possessione, quello di una 21enne (Marta Gastini). "Il film - dice Hopkins - ripropone il grande quesito: Esiste il diavolo? Esiste questa personificazione? Oppure dobbiamo interpretare la psicologia? Freud o Dio? Chi può dirlo?".
Per quanto riguarda il regista spiega "non volevo fare uno scary movie, ma toccare un tema universale come l'esorcismo. In tutto il mondo le persone sono attratte da questo fenomeno, forse proprio perche' e' indimostrabile o poco compreso".
Permessi del Vaticano? "Non ce ne sono voluti perché non abbiamo mai girato dentro quello Stato", spiega ancora il regista. Per quanto riguarda l'esordiente Colin O'Donoghue più che la sua opinione sul film forse vale più la pena raccontare come mai e' approdato in un film a lavorare con una icona come Hopkins. "Mi sono auto-ripreso - dice - nel giardino del mio miglior amico, ma non potevo sapere se qualcuno avrebbe mai preso in considerazione la mia proposta quando l'ho inviata alla produzione. Grazie a Dio è successo". Frase cult del film, quella di Padre Lucas: "Un ladro o un rapinatore accende le luci quando ti ruba in casa? No. Preferisce che tu creda che non ci sia. Proprio come il Diavolo".
Lo fa ne "Il rito" di Mikael Hafstrom nelle sale da venerdì 11 marzo distribuito dalla Warner vestendo i panni di un esorcista pieno di dubbi, Padre Lucas, che si ritrova ad instradare un giovane allievo Michael Kovak (Colin O'Donoghue), ancora più scettico di lui.
Questa volta però ne "Il rito" nessun indemoniato con testa snodabile e nessun tsunami di vomito verde, perché il film ispirato a fatti veri (nasce da una proposta letteraria del reporter Matt Baglio divenuta poi libro edito da Sperling & Kupfer) tenta una strada più soft che regista e attori definiscono tutti in coro: "Dramma psicologico".
Fatto sta che "Il rito", girato parzialmente anche a Roma (soli dieci giorni), vede la lenta iniziazione di questo giovane allievo, che nel frattempo si è legato di amicizia con una giornalista Alice (Alice Braga), al demoniaco. Una cosa più che esplosiva e con risvolti drammatici quando lui e Padre Lucas si ritrovano a seguire un presunto caso di possessione, quello di una 21enne (Marta Gastini). "Il film - dice Hopkins - ripropone il grande quesito: Esiste il diavolo? Esiste questa personificazione? Oppure dobbiamo interpretare la psicologia? Freud o Dio? Chi può dirlo?".
Per quanto riguarda il regista spiega "non volevo fare uno scary movie, ma toccare un tema universale come l'esorcismo. In tutto il mondo le persone sono attratte da questo fenomeno, forse proprio perche' e' indimostrabile o poco compreso".
Permessi del Vaticano? "Non ce ne sono voluti perché non abbiamo mai girato dentro quello Stato", spiega ancora il regista. Per quanto riguarda l'esordiente Colin O'Donoghue più che la sua opinione sul film forse vale più la pena raccontare come mai e' approdato in un film a lavorare con una icona come Hopkins. "Mi sono auto-ripreso - dice - nel giardino del mio miglior amico, ma non potevo sapere se qualcuno avrebbe mai preso in considerazione la mia proposta quando l'ho inviata alla produzione. Grazie a Dio è successo". Frase cult del film, quella di Padre Lucas: "Un ladro o un rapinatore accende le luci quando ti ruba in casa? No. Preferisce che tu creda che non ci sia. Proprio come il Diavolo".