Sanremo, lezione di Benigni sull'inno di Mameli

Spettacolo
L'ingresso a cavallo di Roberto Benigni al Teatro Ariston
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L'attore è entrato al teatro Ariston su un cavallo bianco e ha tenuto uno show di oltre 45 minuti sulla storia e i protagonisti del Risorgimento. Battute anche sull'attualità: "'Dov'è la vittoria?', sembra scritto dal Pd". VIDEO

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(In fondo all'articolo i video con l'esibizione di Roberto Benigni)

Ai bambini bisogna spiegare che se il 17 marzo non andranno a scuola è perché "è la festa della mamma, perché l'Italia è la mamma di tutti gli italiani". Per oltre quarantacinque minuti Roberto Benigni ha dominato sul palcoscenico del Festival di Sanremo e pur senza deludere chi si aspettava qualche battuta di sapore politico, per la gran parte della sua performance ha tenuto fede alla promessa e si è dedicato all'inno d'Italia.

Arrivato all'Ariston a cavallo e sventolando un tricolore (guarda il video in alto), ha chiuso il suo intervento tra gli applausi del pubblico in piedi. Visibilmente commossi Gianni Morandi ed Elisabetta Canalis.

Sul testo di Mameli, Benigni ha compiuto la stessa operazione che ha reso celebre la sua lettura della 'Divina Commedia': un'analisi trascinante parola per parola, per ricordare a tutti "quanti ragazzi nel Risorgimento sono morti per la patria perché noi potessimo vivere per la patria". E per rifuggire alla retorica ha messo in guardia dagli eccessi del patriottismo. "Il patriottismo è quanto si più sano c'è nel mondo, ma amare troppo la patria non fa mai bene. Quando si ama la bandiera si sente che non è una cosa effimera, che non si vive per il carpe diem, ma un attimo eterno".

Non sono mancati i riferimenti all'attualità politica: "l'inno sembra scritto dal Pd: 'dove'è la vittoria?'" ha scherzato, "dopo lo stile e la sobrietà di Gianni Morandi, il prossimo Festival lo facciamo presentare a Bersani". Più di una battuta sulla Lega e su Bossi per l'errata interpretazione della strofa dell'inno: "Umberto, 'schiava di Roma' è la vittoria, non l'Italia" ha detto, "questo Paese è talmente libero che ci si può persino permettere di dire che non si vuole festeggiare l'anniversario dell'Unita'".

Qua e là ha lasciato scivolare una doppio senso: "'Le mie prigioni', di Silvio Pellico, è un libro memorabile. Prima di trovare un altro Silvio che ne scrive uno altro così, quanto ne deve passare!". E ancora: "Cavour, il secondo grande statista della storia d'Italia, ebbe una carriera straordinaria, poi lo beccarono con la nipote di Metternich". E la vicenda Fiat: "la prima capitale d'Italia fu Torino, poi la spostarono a Detroit".

Benigni in chiusura si è fatto più serio e prima di recitare l'inno "come lo avrebbe intonato uno di quei ragazzi che andavano a morire per fare la patria", ha ammonito: "un Paese che non proclama con forza i propri valori è pronto per l'oppressione".

L'esegesi dell'Inno di Mameli: prima parte


L'esegesi dell'Inno di Mameli: seconda parte



L'esegesi dell'Inno di Mameli: terza parte

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