Il 27 ottobre del 1990 moriva il grande attore e regista italiano. Tra i mattatori della commedia all'italiana è stato esperto culinario e grande "tombeur de femmes". La figlia Maria Sole gli rende omaggio con il documentario "Ritratto di mio padre"
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Vent'anni fa, il 27 ottobre del 1990, moriva Ugo Tognazzi , l'attore che con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi fu uno dei "mattatori" della commedia all'italiana. Proprio in occasione del ventennale della scomparsa, la figlia Maria Sole Tognazzi presenta un documentario per ricordarlo intitolato Ritratto di mio padre.
Nel 1950 esordì al cinema con un film diretto da Mario Mattoli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari. L'anno seguente conobbe Raimondo Vianello con cui formò una coppia comica di grande successo che dal 1954 al 1960 lavorò per la neonata Rai Tv. A consacrare la coppia sul piccolo schermo fu il varietà Un due tre ; la comicità più popolaresca e sanguigna di Ugo e quella più raffinata e "inglese" di Raimondo si compenetravano a vicenda con ottimi risultati comici.
Dopo numerose farse cinematografiche e televisive, Tognazzi negli anni Sessanta passò alla commedia all'italiana, dando un apporto molto personale al genere: al suo interno infatti giocò magistralmente la carta delle sue radici equidistanti tra l'operosa Milano e la godereccia Bassa Padana tra Cremona, Piacenza e Modena, interpretando tra l'altro a più riprese personaggi emiliani e più specificamente parmigiani, in modo assolutamente convincente, agli ordini prima di Alberto Bevilacqua (La Califfa, 1971; Questa specie d'amore, 1972) e poi di Bernardo Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo, 1981: splendido piccolo misconosciuto film schiacciato tra le megaproduzioni verso cui Bertolucci si andava ormai orientando in quegli anni, che però valse a Tognazzi la Palma d'Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista).
Nel ruolo del Conte Mascetti travolge un vigile con la sua supercazzola, in Amici miei di Mario Monicelli (1975).Proprio parallelamente a quelle esperienze di cinema d'autore, peraltro, il sibarita e trasgressivo Ugo si impegnò nelle trilogie di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), che ebbero grande successo di pubblico.
Si è autodiretto al cinema più volte (Il mantenuto, 1961; Il fischio al naso, 1966; Sissignore, 1968; Cattivi pensieri, 1976; I viaggiatori della sera, 1979), e nel 1970 anche nella serie televisiva FBI - Francesco Bertolazzi investigatore.
Negli anni ottanta Tognazzi si dedicò soprattutto al teatro, recitando in Sei personaggi in cerca d'autore a Parigi (1986) e ne L'avaro (1988).
Esperto culinario e grande "tombeur de femmes", ma anche amico sincero di Gassman, Villaggio, Salce e Monicelli, negli ultimi anni della sua vita si ammalò di depressione - il male oscuro che condivise personalmente con lo stesso Gassmann - e morì improvvisamente, nel sonno, il 27 ottobre 1990 a Roma per un'emorragia cerebrale, lasciando incompleta la serie televisiva Una famiglia in giallo , rimasta pertanto il suo ultimo lavoro.
Maria Sole ricorda suo padre Ugo Tognazzi:
Vent'anni fa, il 27 ottobre del 1990, moriva Ugo Tognazzi , l'attore che con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi fu uno dei "mattatori" della commedia all'italiana. Proprio in occasione del ventennale della scomparsa, la figlia Maria Sole Tognazzi presenta un documentario per ricordarlo intitolato Ritratto di mio padre.
Nel 1950 esordì al cinema con un film diretto da Mario Mattoli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari. L'anno seguente conobbe Raimondo Vianello con cui formò una coppia comica di grande successo che dal 1954 al 1960 lavorò per la neonata Rai Tv. A consacrare la coppia sul piccolo schermo fu il varietà Un due tre ; la comicità più popolaresca e sanguigna di Ugo e quella più raffinata e "inglese" di Raimondo si compenetravano a vicenda con ottimi risultati comici.
Dopo numerose farse cinematografiche e televisive, Tognazzi negli anni Sessanta passò alla commedia all'italiana, dando un apporto molto personale al genere: al suo interno infatti giocò magistralmente la carta delle sue radici equidistanti tra l'operosa Milano e la godereccia Bassa Padana tra Cremona, Piacenza e Modena, interpretando tra l'altro a più riprese personaggi emiliani e più specificamente parmigiani, in modo assolutamente convincente, agli ordini prima di Alberto Bevilacqua (La Califfa, 1971; Questa specie d'amore, 1972) e poi di Bernardo Bertolucci (La tragedia di un uomo ridicolo, 1981: splendido piccolo misconosciuto film schiacciato tra le megaproduzioni verso cui Bertolucci si andava ormai orientando in quegli anni, che però valse a Tognazzi la Palma d'Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista).
Nel ruolo del Conte Mascetti travolge un vigile con la sua supercazzola, in Amici miei di Mario Monicelli (1975).Proprio parallelamente a quelle esperienze di cinema d'autore, peraltro, il sibarita e trasgressivo Ugo si impegnò nelle trilogie di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), che ebbero grande successo di pubblico.
Si è autodiretto al cinema più volte (Il mantenuto, 1961; Il fischio al naso, 1966; Sissignore, 1968; Cattivi pensieri, 1976; I viaggiatori della sera, 1979), e nel 1970 anche nella serie televisiva FBI - Francesco Bertolazzi investigatore.
Negli anni ottanta Tognazzi si dedicò soprattutto al teatro, recitando in Sei personaggi in cerca d'autore a Parigi (1986) e ne L'avaro (1988).
Esperto culinario e grande "tombeur de femmes", ma anche amico sincero di Gassman, Villaggio, Salce e Monicelli, negli ultimi anni della sua vita si ammalò di depressione - il male oscuro che condivise personalmente con lo stesso Gassmann - e morì improvvisamente, nel sonno, il 27 ottobre 1990 a Roma per un'emorragia cerebrale, lasciando incompleta la serie televisiva Una famiglia in giallo , rimasta pertanto il suo ultimo lavoro.
Maria Sole ricorda suo padre Ugo Tognazzi: