"Dove comincia il sole" uscirà il 12 ottobre e per la prima volta non si avvarrà della collaborazione di Stefano D'Orazio, il batterista storico del gruppo. Roberto Facchinetti a SkyTg24: "Abbiamo ancora molte cose da dire"
L'intervista di Sky.it ai Pooh
Pooh. Guarda le foto
L'addio di Stefano D'Orazio poteva essere un problema, invece per i Pooh è diventato "un' occasione per rilanciare il nostro modo di fare musica". Così, arruolato alla batteria un asso come Steve Ferrone, si sono lanciati nel recupero del pop rock sinfonico delle origini per il nuovo album Dove comincia il sole, in uscita il 12 ottobre.
"L'addio di Stefano è stato uno scossone che ci ha dato nuovi stimoli - spiega Red Canzian - siamo tornati a suonare come eravamo, tanto che ci siamo chiusi in studio per un mese, con i pc spenti".
Ripartire in tre - gli fa eco Roby Facchinetti - "è stata una grande opportunità di ricominciare da zero, guardando indietro a ciò che abbiamo fatto, al meglio del pop, che per noi è a cavallo tra gli anni '70 e gli '80".
Pensando a quel periodo, i tre Pooh hanno recuperato le chitarre distorte di Battaglia e il pop rock sinfonico che tanto ha caratterizzato il loro mondo musicale. Poi Steve Ferrone ha dato il suo contributo, con un "drumming" che ha dato energia rock anche alle ballate più romantiche.
Alla formazione si sono quindi aggiunti il chitarrista Ludovico Vagnone e il tastierista Danilo Ballo: anche grazie a loro, Dove comincia il sole "è un disco che assomiglia a un live, da ascoltare - suggeriscono i Pooh - "a volume alto". Con il nuovo materiale, e i pezzi di sempre riletti nella stessa chiave, il tour in partenza il 23 novembre da Rimini promette di riversare sul pubblico una "valanga di suono impressionante".
Non è però detto che questa formula venga riproposta anche nei prossimi lavori: ritrovarsi in tre "ci dà una nuova libertà" ed è anche l'occasione per spaziare fuori dagli schemi, per rischiare nuove avventure, come "un'esperienza con l'orchestra sinfonica, un progetto in ballo da anni cui la nostra musica - spiega Facchinetti - si presta molto".
Dopo più di 40 anni tra le sette note, il paletto è uno solo: "Fare solo ciò che ci gratifica e ci diverte". Anche per questo, "siamo diventati del tutto autonomi con la nostra etichetta Trio, distribuita da Artist First. Le case discografiche hanno fatto abbastanza danni agli artisti, il nostro contratto era in scadenza ed era il momento giusto per voltare pagina in tutto".
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L'addio di Stefano D'Orazio poteva essere un problema, invece per i Pooh è diventato "un' occasione per rilanciare il nostro modo di fare musica". Così, arruolato alla batteria un asso come Steve Ferrone, si sono lanciati nel recupero del pop rock sinfonico delle origini per il nuovo album Dove comincia il sole, in uscita il 12 ottobre.
"L'addio di Stefano è stato uno scossone che ci ha dato nuovi stimoli - spiega Red Canzian - siamo tornati a suonare come eravamo, tanto che ci siamo chiusi in studio per un mese, con i pc spenti".
Ripartire in tre - gli fa eco Roby Facchinetti - "è stata una grande opportunità di ricominciare da zero, guardando indietro a ciò che abbiamo fatto, al meglio del pop, che per noi è a cavallo tra gli anni '70 e gli '80".
Pensando a quel periodo, i tre Pooh hanno recuperato le chitarre distorte di Battaglia e il pop rock sinfonico che tanto ha caratterizzato il loro mondo musicale. Poi Steve Ferrone ha dato il suo contributo, con un "drumming" che ha dato energia rock anche alle ballate più romantiche.
Alla formazione si sono quindi aggiunti il chitarrista Ludovico Vagnone e il tastierista Danilo Ballo: anche grazie a loro, Dove comincia il sole "è un disco che assomiglia a un live, da ascoltare - suggeriscono i Pooh - "a volume alto". Con il nuovo materiale, e i pezzi di sempre riletti nella stessa chiave, il tour in partenza il 23 novembre da Rimini promette di riversare sul pubblico una "valanga di suono impressionante".
Non è però detto che questa formula venga riproposta anche nei prossimi lavori: ritrovarsi in tre "ci dà una nuova libertà" ed è anche l'occasione per spaziare fuori dagli schemi, per rischiare nuove avventure, come "un'esperienza con l'orchestra sinfonica, un progetto in ballo da anni cui la nostra musica - spiega Facchinetti - si presta molto".
Dopo più di 40 anni tra le sette note, il paletto è uno solo: "Fare solo ciò che ci gratifica e ci diverte". Anche per questo, "siamo diventati del tutto autonomi con la nostra etichetta Trio, distribuita da Artist First. Le case discografiche hanno fatto abbastanza danni agli artisti, il nostro contratto era in scadenza ed era il momento giusto per voltare pagina in tutto".