I famigliari dei poliziotti uccisi criticano la scelta del regista di ispirarsi all'autobiografia del bandito. La replica: "Allora non si dovrebbe più scrivere libri o fare film sulla mafia"
VENEZIA IN MOSTRA: L'ALBUM FOTOGRAFICO
Il 'bel René' protagonista del sesto giorno della Mostra del Cinema, tra film e polemiche. La vita del bandito Renato Vallanzasca arriva sul grande schermo con il film 'Vallanzasca - Gli angeli del male' di Michele Placido, in programma il 6 settembre nella categoria Fuori Concorso. Sala mezza vuota, niente fischi ma nemmeno applausi: gli spettatori hanno accolto l'opera con gelo.
Vita, crimini, arresti ed evasioni di Vallanzasca - interpretato da Kim Rossi Stuart - e della sua banda sono raccontati in chiave fiction sullo sfondo della Milano degli anni '70. La narrazione dei suoi delitti (rapine, sequestri, omicidi che gli hanno valso la condanna a quattro ergastoli) prende spunto dall'autobiografia 'Il fiore del male', scritta assieme al giornalista Carlo Bonini e pubblicata nel 2009 da Tropea.
Critiche dai familiari delle vittime - Saranno criminali, ma fin dal titolo sono anche angeli, belli e dannati. Lo stesso Vallanzasca si definisce, nel corso del film, "un angelo con un lato oscuro un po' pronunciato". E il lungometraggio si chiude con l'angelico sorriso di René-Kim Rossi Stuart. Ma l'Associazione di volontariato Vittime del Dovere, che riunisce i famigliari dei poliziotti uccisi dalla banda Vallanzasca, non ci sta. Con una lettera al Corriere della Sera avverte: non è ammissibile "riscrivere la storia, costruire una memoria collettiva dei fatti che riguardano spietati assassini attraverso i loro stessi occhi e secondo le loro logiche irrazionali e inaccettabili, prescindendo dalla verità. Pensiamo non sia opportuno finanziare con denaro pubblico opere incentrate sulla figura di delinquenti, né tanto meno assegnare patrocini e supporti d'immagine da parte di enti pubblici".
Falso moralismo - Dura la risposta di Michele Placido, che interviene alla presentazione del film: "Qui c'è un falso moralismo, addirittura Rai e Medusa lo hanno rifiutato: mi hanno detto che è un personaggio troppo scomodo, come se Vallanzasca rappresentasse il male dell'Italia dal dopoguerra ad oggi". "Allora non si dovrebbe più scrivere libri o fare film sulla mafia, infatti c'è chi accusa Saviano di fare i soldi con la camorra", ha concluso il regista.
Quanto alla visione "amarcordista, se non addirittura sentimentale" che secondo l'Associazione Vittime del Dovere potrebbe costituire "una pericolosa tentazione all'emulazione", Placido risponde citando il carisma del bel René. "Era indubbio il suo fascino - ricorda - aveva la capacità di sedurre oltre ad essere simpatico".
Poi, la stoccata che fa più discutere: "Ci sono persone che stanno in Parlamento e hanno fatto peggio di Vallanzasca. Prima di fare questo film mi sono posto il problema perché sono stato prima in un collegio di preti e poi ho fatto il poliziotto".
Tutti i video sulla Mostra del Cinema di Venezia
Il 'bel René' protagonista del sesto giorno della Mostra del Cinema, tra film e polemiche. La vita del bandito Renato Vallanzasca arriva sul grande schermo con il film 'Vallanzasca - Gli angeli del male' di Michele Placido, in programma il 6 settembre nella categoria Fuori Concorso. Sala mezza vuota, niente fischi ma nemmeno applausi: gli spettatori hanno accolto l'opera con gelo.
Vita, crimini, arresti ed evasioni di Vallanzasca - interpretato da Kim Rossi Stuart - e della sua banda sono raccontati in chiave fiction sullo sfondo della Milano degli anni '70. La narrazione dei suoi delitti (rapine, sequestri, omicidi che gli hanno valso la condanna a quattro ergastoli) prende spunto dall'autobiografia 'Il fiore del male', scritta assieme al giornalista Carlo Bonini e pubblicata nel 2009 da Tropea.
Critiche dai familiari delle vittime - Saranno criminali, ma fin dal titolo sono anche angeli, belli e dannati. Lo stesso Vallanzasca si definisce, nel corso del film, "un angelo con un lato oscuro un po' pronunciato". E il lungometraggio si chiude con l'angelico sorriso di René-Kim Rossi Stuart. Ma l'Associazione di volontariato Vittime del Dovere, che riunisce i famigliari dei poliziotti uccisi dalla banda Vallanzasca, non ci sta. Con una lettera al Corriere della Sera avverte: non è ammissibile "riscrivere la storia, costruire una memoria collettiva dei fatti che riguardano spietati assassini attraverso i loro stessi occhi e secondo le loro logiche irrazionali e inaccettabili, prescindendo dalla verità. Pensiamo non sia opportuno finanziare con denaro pubblico opere incentrate sulla figura di delinquenti, né tanto meno assegnare patrocini e supporti d'immagine da parte di enti pubblici".
Falso moralismo - Dura la risposta di Michele Placido, che interviene alla presentazione del film: "Qui c'è un falso moralismo, addirittura Rai e Medusa lo hanno rifiutato: mi hanno detto che è un personaggio troppo scomodo, come se Vallanzasca rappresentasse il male dell'Italia dal dopoguerra ad oggi". "Allora non si dovrebbe più scrivere libri o fare film sulla mafia, infatti c'è chi accusa Saviano di fare i soldi con la camorra", ha concluso il regista.
Quanto alla visione "amarcordista, se non addirittura sentimentale" che secondo l'Associazione Vittime del Dovere potrebbe costituire "una pericolosa tentazione all'emulazione", Placido risponde citando il carisma del bel René. "Era indubbio il suo fascino - ricorda - aveva la capacità di sedurre oltre ad essere simpatico".
Poi, la stoccata che fa più discutere: "Ci sono persone che stanno in Parlamento e hanno fatto peggio di Vallanzasca. Prima di fare questo film mi sono posto il problema perché sono stato prima in un collegio di preti e poi ho fatto il poliziotto".
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