Il destino delle staminali del cervello è deciso da un gene

Scienze
Neuroni (Getty Images)

Sarebbe Foxg1 il responsabile dell’evoluzione in neuroni o cellule gliali delle staminali: svelato un mistero sullo sviluppo della corteccia cerebrale, utile a curare malattie genetiche 

Gli scienziati sono più vicini a comprendere il misterioso e complicato processo relativo allo sviluppo della corteccia celebrale, che secondo le nuove informazioni ottenute sarebbe regolato da un gene in grado di stabilire la sorte delle staminali, alla base di tutto il meccanismo. La scoperta, che possiede il potenziale per condurre a nuove terapie, è stata effettuata grazie a un importante contributo italiano: i ricercatori della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste hanno infatti condotto lo studio, collaborando con i colleghi dell’Istituto Bruno Garofolo, sempre del capoluogo friulano, e dell’Università di Cambridge.

Cervello: neuroni o cellule gliali? Lo decide un gene

Con 85 miliardi di cellule nervose e un egual numero di cellule gliali, la corteccia cerebrale rappresenta da lungo tempo un puzzle intricato per gli esperti, in difficoltà nel capire in che modo si passi dalle cellule staminali iniziali a quelle che poi compongono il cervello. All’interno dello studio pubblicato su Cerebral Cortex i ricercatori svelano, almeno in parte, il mistero. Foxg1, un gene già conosciuto per il coinvolgimento in malattie rare, sarebbe il responsabile dello ‘smistamento’ delle staminali, capace di decidere quali di queste diventeranno neuroni e quali cellule gliali: queste ultime lavorano poi con i primi per assicurare che il cervello funzioni correttamente.



Possibili nuove terapie geniche

La scoperta del ruolo di “direttore d’orchestra” di Foxg1 rappresenta secondo Antonio Mallamaci di Sissa “un risultato importantissimo, sia dal punto di vista scientifico che metodologico”. I ricercatori sono infatti riusciti a osservare nel dettaglio il processo che conduce dalle staminali ai neuroni e cellule gliali soffermandosi sul ruolo del gene, il cui coinvolgimento in sindromi come quella di Rett o di West “suggerisce che alcune anomalie tipiche di queste malattie possono essere generate da alterazioni della scala temporale con cui le cellule astrogliali sono prodotte, aprendo la strada a possibili terapie geniche”.

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