Gli "scherzi" della memoria: i primi ricordi non sarebbero reali

Scienze
Foto d'archivio: Getty Images
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Secondo uno studio britannico le prime reminiscenze potrebbero essere il frutto della nostra immaginazione

Il primo ricordo, un po' come il primo amore, non si scorda mai. Niente di più falso, almeno per quanto riguarda la memoria. Lo afferma uno studio della City University of London, dell'Università di Bradford e di quella di Nottingham Trent, pubblicato sulla rivista Psychological Science. Delle 6.641 persone su cui è stato condotto l'esperimento, il 38,6% degli intervistati ha affermato di poter fare affidamento su flashback di quando aveva solo due anni. Tra questi, 893 hanno rivendicato addirittura di avere in "archivio" ricordi precedenti al primo anno d'età. Tra le reminiscenze più comuni ci sono quelle legate alla famiglia, ai viaggi o a una città. Nella maggior parte dei casi si associano immagini a eventi felici, anche se il 18% degli intervistati ha in memoria episodi tristi.

Una fervida immaginazione

Per approfondire ulteriormente lo studio i ricercatori hanno chiesto ai volontari di dettagliare ulteriormente i loro primi ricordi. Stando all’analisi, di questi non avrebbero potuto avere memoria. Dalle sommarie descrizioni è emerso come, in realtà, ciò che si rimembra non sarebbe altro che una rappresentazione mentale, costruita attraverso una serie di frammenti ricordati da esperienze precedenti. In buona sostanza, l'immagine del primo giocattolo, del primo animale domestico o del primo vestitino potrebbero essere il frutto della nostra immaginazione.

Una dimenticanza graduale

Già in passato un'altra ricerca condotta dalla Emory University di Atlanta (Usa), pubblicata su Memory, aveva chiarito come la cancellazione di tutto ciò che sia accaduto nella primissima infanzia sia un processo graduale. I bambini di età compresa tra i 5 e i 7 anni, infatti, ricordano circa il 70% degli episodi che erano in grado di raccontare a tre anni, ma a nove anni la percentuale scende già al 35%. Secondo gli scienziati, il motivo sarebbe da attribuirsi a due fattori principali. Il primo è che i bambini non percepiscono l'alternarsi delle stagioni, un elemento che aiuta a collocare gli episodi in un contesto temporale preciso. Il secondo è che certe strutture e connessioni nervose non sono ancora perfettamente formate e stabilizzate in tenerissima età.

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