Marte, una sonda italiana arriverà sul pianeta rosso entro il 2027
ScienzeSarà il lanciatore spaziale Vega a portarla in orbita. Lo sviluppo della missione Sms (Small Mission to MarS), coordinata dal Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira), richiederà sette anni e un impegno finanziario di circa 50 milioni euro
Portare una sonda completamente “made in Italy” su Marte entro il 2027 col lanciatore spaziale Vega (sviluppato dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Agenzia Spaziale Europea): è questo l’obiettivo del progetto Sms (Small Mission to MarS), coordinato dal Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira) con i due distretti della Sardegna (Dass) e della Campania (Dac). Lo sviluppo della missione richiederà sette anni e un impegno finanziario di circa 50 milioni euro, escluso l’acquisto del servizio di lancio con Vega. Il responsabile scientifico del progetto è Giacomo Cao, il presidente del Dass. La sonda utilizzerà la tecnologia di apertura e protezione termica “Irene”, sviluppata e brevettata dalla società consortile Ali, per il rientro in atmosfera.
Gli obiettivi scientifici della missione
Come spiegato dai promotori del progetto, la missione Sms ha tre obiettivi scientifici. Il primo è la produzione in sito di manufatti utilizzando le risorse disponibili sul suolo marziano, sulla base di un brevetto internazionale di proprietà del Dass. Il secondo è la mappatura ad altra risoluzione, tramite l’utilizzo di un drone, della superficie del pianeta rosso, con particolare attenzione ai luoghi non accessibili ai rover e possibilmente localizzati a latitudini non esplorate nel corso delle missioni svolte in passato. Il terzo e ultimo obiettivo scientifico è l’analisi delle polveri marziane sia su una luna del pianeta sia sul suolo del corpo celeste.
L’importanza del progetto
“È un onore e un privilegio da far tremare le gambe essere stato scelto quale responsabile scientifico della missione che permetterà all’Italia di essere annoverata tra le pochissime nazioni al mondo in grado di raggiungere Marte sperimentando l’utilizzo di tecnologie nazionali proprietarie”, afferma il professor Giacomo Cao. “Il progetto è il frutto della messa a sistema di conoscenze e competenze e del gioco di squadra tra tutti i partner coinvolti, elemento imprescindibile per essere competitivi sul piano internazionale a costi sopportabili per la comunità”, conclude il responsabile scientifico del progetto.