Vermocane, i rischi per l'uomo e cosa fare in caso di puntura

Scienze
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Introduzione

L’Hermodice carunculata o verme di fuoco sta assumendo un comportamento invasivo, specialmente nelle acque del Sud Italia, tra Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, dove sempre più di frequente i pescatori trovano questi vermi marini incagliati nelle loro reti. L'aumento della popolazione è spiegato dall'incremento delle temperature anche nelle acque del Mediterraneo. Ma oltre alla minaccia per gli ecosistemi marini, può essere dannoso per l'uomo. I biologi consigliano di non toccarli se avvistati perché il loro corpo è ricoperto di setole che contengono tossine urticanti che possono generare dolori, bruciori, edemi, pruriti e intorpidimento

Quello che devi sapere

Il verme di fuoco

E’ una specie particolarmente vorace e carnivora, sta proliferando soprattutto nei mari del Sud Italia a causa dell’aumento delle temperature e i suoi esemplari sono dotati di aculei con tossine urticanti che possono colpire anche l’uomo. Si tratta dell’Hermodice carunculata, conosciuto comunemente come vermocane o verme di fuoco, ovvero un verme marino, principalmente presente sui fondali rocciosi ma che è sempre più presente anche nelle reti dei pescatori, letteralmente invase da questi predatori

Il verme di fuoco

La proliferazione nei mari del Sud Italia

"Venti anni fa capitava di vedere un vermocane ogni tanto, ma da un paio d'anni è molto frequente avere a che fare con loro", raccontano proprio i pescatori. "I vermocani si mangiano il pesce che è ammagliato e se succede la sera, la mattina si trovano gli scheletri", dicono ancora. Fino a poco tempo fa, infatti, i vermocane erano numerosi principalmente nel canale di Suez, ma adesso che l'acqua del Mediterraneo si sta riscaldando sempre di più, sono aumentati notevolmente nei mari di Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, tanto da rendere necessaria un monitoraggio specifico e una campagna per informare popolazione e turisti su questa nuova insidia che minaccia anche le riserve marine, come i coralli

I progetti dell'Ogs

Sono stati, in particolare, i biologi dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste a lanciare l’allarme, prima con un progetto di scienza partecipata sui social network, e più di recente con un lavoro di ricerca in collaborazione con le Università di Modena e Reggio Emilia, di Catania e di Messina, con l’Ispra e l'Area Marina Protetta di Capo Milazzo, in provincia di Messina, area nella quale i vermocane stanno proliferando in maniera evidente (VIDEO)

Uno studio sulla specie

“Capita di trovarli anche fino a riva", ha sottolineato Michela D'Alessandro, che con i colleghi dell'Ogs Valentina Esposito e Marco Graziani sta studiando questa specie, cercando di analizzare i dettagli legati alla sua presenza sempre più massiccia anche nelle acque italiane  

Uno studio sulla specie

Le caratteristiche del vermocane

Molto colorati e lunghi in media fra 20 e 30 centimetri, in alcuni casi i vermocane possono raggiungere anche i 70 centimetri o, addirittura, il metro. Ma, oltre ad impensierire il lavoro dei pescatori e gli ecosistemi marini, potrebbero diventare presto una minaccia diretta anche per i bagnanti. "Hanno nelle setole tossine urticanti che generano edemi e pruriti", hanno spiegato i biologi. Proprio l'Ogs, sul proprio sito, sototlinea che "non vanno toccati se avvistati perché il loro corpo è ricoperto di setole che contengono tossine urticanti che possono generare dolori, bruciori, edemi, pruriti e intorpidimento"

Le caratteristiche del vermocane

Le tossine oggetto di studio

E proprio queste tossine sono state oggetto di studio, come osservato da Roberto Simonini, esperto dell'Università di Modena e Reggio Emilia, che ha isolato le sostanze tossiche prodotte dai vermocane. "Se la puntura avviene in punti in cui la pelle è spessa si sente un bruciore localizzato, simile a quello provocato dall'ortica, ma se vengono punte zone in cui la pelle è più sottile, come l'incavo del gomito o quello del ginocchio, allora il dolore è decisamente forte e duraturo”, ha sottolineato

Cosa fare in caso di puntura

Ma cosa fare nel caso di una puntura? Se avviene nei polsi, per esempio, “si può avvertire un intorpidimento alle estremità delle dita e può essere necessaria una pomata al cortisone".  Sul tema, tra l’altro, si possono leggere dei consigli proprio sulla pagina Facebook “Monitoraggio Vermocane”, curata anche dagli esperti dell’Ogs. “La raccomandazione è quella di non sfregare la zona punta, neanche se sotto un flusso d’acqua. Se si sfrega, buona parte delle chete penetrate nella cute si rompono, inducendo una risposta infiammatoria molto più forte e il resto si disperde in zone adiacenti o no, tramite la mano usata per sfregarsi. La letteratura medica suggerisce di rimuovere le setole senza spezzarne la punta, seppur il rimedio suggerito non è sempre applicabile”, si legge

Cosa fare in caso di puntura

I metodi consigliati

Un metodo utile può essere comunque quello “di usare nastro adesivo da appoggiare delicatamente sulle setole”, non troppo aderente alla pelle, “in modo da attaccarle su esso e staccarle dalla cute”. Se non si avesse a disposizione il nastro adesivo, una soluzione può essere quella di “tirare le setole delicatamente con il pollice e l’indice asciutti e serrati come se si dovesse pizzicare, ma senza toccare la pelle, solamente le setole. Si tolgono quasi tutte e possono essere rimosse dalle dita immergendole in acqua o nella sabbia”

La risposta infiammatoria

Solitamente, si legge ancora, “la risposta infiammatoria non è immediata: si attiva dopo qualche minuto dalla puntura. Nella maggior parte dei casi è solo un fastidio specie se le setole si conficcano dove la pelle è più spessa” come, ad esempio, la pianta del piede o i polpastrelli. Se, sfortunatamente, il contatto fosse più esteso e la pelle della zona punta è sottile “il dolore, il gonfiore e l’intorpidimento possono durare anche nei giorni successivi, e può essere saggio rivolgersi ad un medico che di norma consiglia l’utilizzo delle pomate usate per le punture di insetti

Il progetto "Worms Out"

L’Ogs, come detto, hanno iniziato ad occuparsi del vermocane soprattutto nelle sedi siciliane di Panarea e Milazzo già nel 2022 proprio su spinta della comunità locale dei pescatori. È stato così avviato il progetto “Worms Out” che mira a raccogliere dati ecologici e biologici sul vermocane e cercare le soluzioni migliori per gestire la presenza di questa specie e contenere la sua proliferazione

Le segnalazioni dei cittadini

Il progetto si affida anche alla collaborazione della cittadinanza. Chiunque avvisti un vermocane può segnalare la sua presenza tramite AvvistAPP, la app ideata dall’OGS per il monitoraggio delle specie del Mediterraneo