Missione Esa Euclid, un telescopio alla scoperta dell’Universo oscuro

Scienze
Marta Meli

Marta Meli

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Tutto pronto a Cape Canaveral per il lancio del Satellite, previsto per sabato primo luglio alle 17.11

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Per dare del tu all’ignoto, serve un cacciatore dell’Universo oscuro. “Un grande telescopio a un milione e mezzo di km dalla Terra che osserverà un terzo di tutto l’Universo, visibile e infrarosso. Da questa osservazione enorme dell’Universo così come lo conosciamo, dovremmo dedurre una risposta a quello che ancora non sappiamo, ovvero la presenza di energia e materia oscura”. Parola di Luca Stanco, Responsabile Nazionale INFN (Istituto Nazionale di fisica Nucleare) per Euclid, la missione targata Agenzia Spaziale Europea sulla rampa di lancio a Cape Canaveral, in Florida, pronta a partire a bordo di un lanciatore Falcon 9 di SpaceX.

“Euclid prenderà in esame gli ultimi 10 miliardi di anni, a metà dei quali l’Universo ha cominciato ad accelerare – ci spiega Giuseppe Racca, dell’Agenzia spaziale Europea, Project Manager della missione - Qual è l’energia che lo consente? Per capirlo faremo una scansione più dettagliata possibile di circa il 36 per cento di tutto il cielo in sei anni. Se vi sembrano tanti, considerate che il telescopio spaziale Hubble di anni ce ne metterebbe mille. Questo perché Euclid è stato disegnato con ottiche particolari, che ci consentiranno di fare la scansione più larga possibile in 3D, cioè andando a vedere anche la profondità. E per farlo ci servono due strumenti, uno visibile (la camera VIS – Visible Imager) e uno infrarosso (NISP – Near Infrared Spectrometer and Photometer). Procederemo in modo indiretto, studiando le cose che non si vedono attraverso quelle che si vedono”.

 

Euclid è una missione da 1,4 miliardi di euro, sviluppata grazie agli studi di 3500 persone, 20 Paesi europei partecipanti più il contributo americano della Nasa, con 80 aziende scese in campo e 140 contratti siglati in oltre 10 anni di lavoro.

“Si tratta di un progetto molto ambizioso perché deve indagare su conti che non tornano – aggiunge Barbara Negri, Responsabile Volo Umano e Sperimentazione Scientifica del’Agenzia Spaziale Italiana – C’è un’espansione accelerata dell’Universo che potrebbe dipendere da energia oscura e materia oscuraL’Asi ha messo in campo le forze migliori, circa 200 scienziati che hanno garantito un contributo fondamentale sia per la realizzazione della strumentazione sia per il Data Center scientifico, dove arriveranno una enorme mole di dati che andranno analizzati e processati”.

 

Ma Euclid per l’Italia rappresenta anche una grande sfida industriale: “la missione richiedeva soluzioni innovative che saranno la vera chiave di volta” afferma Walter Cugno, Responsabile Esplorazione e Scienza Thales Alenia Space, primo contraente di Esa in questa avventura. “Le missioni precedenti hanno dato l’esperienza e la conoscenza per poter progredire, ma la sfida è enorme, basti pensare che bisogna gestire un’incredibile stabilità di puntamento della strumentazione che deve lavorare a temperature bassissime, fino a -180 gradi. Sono convinto che questa missione aiuterà la comunità scientifica a capire meglio quali sono le leggi che governano l’Universo in cui viviamo.”

E a proposito di stabilità di puntamento, oltre al lavoro di Thales Alenia Space, Leonardo ha fornito un Sensore di guida fine (Fine Guidance Sensor). Ce lo spiega Enrico Suetta, che nell’azienda è Responsabile Ricerca e sviluppo Spazio e Optronica: “E’ una specie di sestante che si basa sull’osservazione del campo stellare e può determinare con precisione incredibile la direzione di puntamento del telescopio. A questo si aggiunge il sistema di micro-propulsione, in pratica dei micro-razzi che sono in grado di dare una spinta infinitesima, e assieme al sestante servono a stabilizzare il telescopio nella direzione di osservazione” E poi, sempre made in Leonardo, ci sono i pannelli fotovoltaici di bordo, che generano la potenza elettrica per il funzionamento di tutte le apparecchiature del satellite.

 

Nel frattempo già si guarda avanti, al post lancio e alle prime fasi operative della missione, quando si potrà finalmente lavorare non più su dati simulati, ma reali.“Euclid è anche un Consorzio scientifico internazionale con oltre 2500 scienziati affiliati in tutto il mondo – conclude Anna Maria Di Giorgio, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Coordinatore tecnico-scientifico dell’accordo ASI-INAF per il supporto alle attività per la missione Euclid - e l’Italia è il secondo contributore dopo la Francia, con la responsabilità del Segmento di Terra ”. Almeno 200 gli scienziati italiani coinvolti nella missione Euclid, con numerose Università in prima linea, tra cui Bologna e la Statale di Milano, ma anche Ferrara, Genova, Roma, Torino e Trieste.

Con le immagini, le misure e le informazioni raccolte, Euclid aiuterà la comunità scientifica a costruire un grande archivio di dati unici - senza precedenti per volume in una singola missione spaziale.

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