Secondo l’astronauta, la capsula di Space X rappresenta un primo passo verso la concretizzazione dell’economia circolare dello spazio
L’astronauta italiano Roberto Vittori non ha dubbi: la capsula Crew Dragon rappresenta un punto di svolta per l’intero settore aerospaziale, nonché un passo avanti verso lo spazio come “opportunità per tutti” attraverso la sua “economia circolare”. Parlando da Washington a un webinar organizzato dall'Ambasciata d'Italia al Cairo, il cosmonauta ha mostrato una foto del veicolo lanciato il 16 novembre dal razzo Falcon 9, sottolineando che è stato costruito e operato dalla società privata Space X. “Potrebbe sembrare un dettaglio, ma in realtà è un game changer”, ha dichiarato. “Soprattutto negli Usa queste iniziative private stanno realizzando la transazione dallo spazio come pura esplorazione” a quello “come opportunità per tutti”, rendendo realtà l’economia circolare dello spazio”, ha aggiunto Vittori.
L’alimentazione degli astronauti
Nel corso del webinair, Vittori ha parlato anche del ruolo svolto dall’Italia nel rendere più appetitoso il cibo consumato dagli astronauti. L’astronauta ha spiegato che durante i suoi soggiorni sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) la qualità dei pasti lasciava molto a desiderare. Il cibo fornito dalla Nasa doveva essere re-idratato e questo creava non pochi problemi. Mentre la parte esterna restava fin troppo “annacquata”, quella interna rimaneva secca. “Le scatolette russe erano un po’ meglio, ma ci mettevano così tanti conservanti che il sapore era sgradevole. Non mangiavi perché ti andava di farlo, ma per sopravvivere”, ha spiegato Vittori. Insomma, c’erano dei notevoli margini di miglioramento. “Sono molto orgoglioso e contento che, dopo i miei voli nello spazio, Argotec abbia cercato di portare nello spazio gli standard della nostra cucina italiana”, ha aggiunto Vittori, riferendosi al progetto “Ready to lunch” di una società di ingegneria aerospaziale di Torino.
La dieta mediterranea nello spazio
Dal 2011, Argotec prepara cibo per astronauti italiani ed europei, cercando di rendere i pasti “appetitosi, bilanciati, energetici, naturali, biologici” e comunque “ben accetti dai vari astronauti”, come spiegato da Claudio Margottini, ex-addetto scientifico dell’ambasciata, presentando numerosi accorgimenti tecnologici necessari a conservare e far consumare gli alimenti nei ristretti spazi senza gravità delle stazioni orbitanti. "Rendere disponibile il cibo italiano per gli astronauti nel mondo era, per l'Italia, un ovvio obbiettivo", ha sottolineato l'ambasciatore d'Italia al Cairo, Giampaolo Cantini. "Inoltre, visti i suoi benefici effetti sulla salute, la dieta mediterranea è stata una naturale scelta per professionisti", come gli astronauti, "che devono sempre essere al massimo delle loro capacità fisiche e mentali", ha aggiunto l'ambasciatore.