La scoperta si deve ai ricercatori dell’Università della California del Sud e del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) Nasa del California Institute of Technology (Caltech) e potrebbe aggiungere dettagli inediti sull'origine del satellite della Terra
Studiando i dati dello strumento in miniatura a radiofrequenza, Mini-RF, a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della Nasa, un team di astronomi coordinato da Essam Heggy ha dimostrato come il sottosuolo della Luna sarebbe molto più ricco di metalli rispetto a quanto previsto.
La scoperta si deve ai ricercatori dell’Università della California del Sud e del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) Nasa del California Institute of Technology (Caltech) e potrebbe aggiungere dettagli inediti sull'origine del satellite della Terra, aiutando a tracciare una connessione più chiara tra il nostro Pianeta e la Luna.
L’ipotesi sulla formazione della Luna
Gli autori dello studio, pubblicato sulle pagine della rivista specializzata Earth and Planetary Science Letters, sostengono che il satellite si sia formato quando un oggetto delle dimensioni di Marte si è scontrato con la Terra (la teoria principale sulla formazione del satellite). Proprio per questo il nostro Pianeta e la Luna avrebbero una composizione simile. Tuttavia, le misurazioni effettuate finora mostravano livelli di metalli troppo bassi nelle rocce lunari rispetto alla Terra. Dati che hanno messo in dubbio la teoria per anni.
“Migliorando la nostra comprensione di quanto metallo ha effettivamente il sottosuolo della luna, gli scienziati possono limitare le ambiguità su come si è formata, come si sta evolvendo e come sta contribuendo a mantenere l’abitabilità sulla Terra”, ha spiegato Essam Heggy, coordinatore dello studio.
La scoperta nel dettaglio
Mentre impegnati nella ricerca di ghiaccio sul fondo dei crateri lunari, i ricercatori, misurando la constante dielettrica del suolo, hanno ipotizzato l’esistenza di un nuovo modello secondo il quale i crateri più grandi e più profondi avrebbero concentrazioni di metalli più elevate rispetto a quelli più piccoli e più superficiali.
“È stata una relazione sorprendente che non avevamo motivo di credere che esistesse", ha dichiarato Essam Heggy. Comparando le immagini radar dei crateri con altre mappe realizzate con strumenti di ultima generazione, il team ha dimostrato che solo le prime centinaia di metri della superficie della Luna avrebbero scarse concentrazioni di ferro e ossidi di titanio, i cui livelli aumenterebbero sensibilmente al di sotto della superficie della Luna.
"Questo entusiasmante risultato di Mini-RF mostra che anche dopo 11 anni di attività sulla Luna, stiamo ancora facendo nuove scoperte sulla storia antica del nostro vicino più vicino", ha commentato Noah Petro, tra i ricercatori dello studio.