Sviluppato un odore artificiale in grado di dialogare con il cervello

Scienze

Il risultato si deve ai ricercatori dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e della New York University che sono riusciti a ottenere un segnale elettrico percepito dal cervello di topi a cui è stato trasmesso come un odore

Un team di ricercatori dell'Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e della New York University è riuscito per la prima volta a sviluppare un odore artificiale in grado di dialogare con il cervello. 

Nello specifico, gli esperti utilizzando un modello matematico messo a punto dai ricercatori Iit, hanno sviluppato un segnale elettrico, che è poi stato trasmesso alle cellule nervose del bulbo olfattivo di un campione di topi, che l’hanno percepito come un odore.  

Il risultato è stato ottenuto nell'ambito della Brain Initiative promossa dai National Institutes of Health (Nih) degli Stati Uniti, un progetto finalizzato allo sviluppo di nuove tecnologie per comprendere i meccanismi di funzionamento dei circuiti cerebrali.   

Lo studio, oltre a svelare indizi importanti sul funzionamento del cervello, aiuta a comprendere la lingua del sistema nervoso legata all’odore e alla sua percezione. 

 

Lo studio nel dettaglio

 

Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Science, gli esperti coordinati da Edmund Chong della New York University, grazie all’utilizzo di modelli matematici sviluppati da un team di ricercatori del Centro di neuroscienze e scienze cognitive dell'Iit, di Rovereto, sono riusciti inizialmente a sviluppare il segnale elettrico che corrisponde all’odore. Successivamente hanno trasmesso l’odore artificiale alle cellule nervose del bulbo olfattivo, una delle aree  cerebrali implicate nell’elaborazione del senso dell'olfatto, tramite l’optogenetica, una tecnica a impulsi luminosi che consente di attivare o disattivare i neuroni dell’analisi dell’informazione sensoriale.  

 

I risultati e le possibili applicazioni

 

"Finora sono state utilizzate per comunicare con le cellule nervose solo porzioni dell'alfabeto della loro lingua separatamente", ha commentato Monica Moroni dell'Iit, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio. "Ora abbiamo dimostrato come si fa a combinare le diverse lettere, che per noi sono l'attivazione di diversi gruppi di neuroni, per comporre nel tempo “frasi” articolate e fornendo un messaggio direttamente ai neuroni con una articolazione senza precedenti".

I risultati emersi dallo studio aprono la strada allo sviluppo di protesi nervose e interfacce artificiali potenzialmente utili per ripristinare il funzionamento di zone cerebrali e organi di senso danneggiati.

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