Il suo utilizzo ha permesso di tracciare una mappa aggiornata del mantello terrestre fino a 3.000 chilometri di profondità
L’algoritmo “Sequencer”, inizialmente creato per studiare le stelle, è stato da poco “modificato” per supportare il lavoro degli scienziati impegnati a esplorare il cuore della Terra e capire i terremoti. Il suo utilizzo ha permesso di tracciare una mappa aggiornata del mantello terrestre fino a 3.000 chilometri di profondità. La nuova applicazione dell’algoritmo, descritta sulle pagine della rivista specializzata Science, è stata messa a punto dall’Università Johns Hopkins, con il gruppo dell'astrofisico Brice Ménard, e dall’Università del Maryland, con il team del sismologo Doyen Kim.
Il funzionamento dell’algoritmo
Come accennato, l’algoritmo era stato inizialmente progettato per analizzare i dati astronomici. Grazie agli autori dello studio, ora può essere utilizzato anche per condurre l’analisi delle informazioni raccolte nel corso degli ultimi 30 anni da migliaia di sismogrammi. “In questo modo possiamo studiare i segnali deboli molto più chiaramente, su scala globale, e utilizzarli per costruire una mappa aggiornata dell’interno della Terra”, spiegano i ricercatori. Per ottenere questo risultato, l’algoritmo utilizza l’eco dei segnali sismici, un po’ come fanno i medici per esplorare il corpo umano attraverso gli ultrasuoni o i pipistrelli per volare nell’oscurità. Il suo utilizzo ha consentito ai ricercatori di individuare le regioni più calde e dense del mantello, in particolare in corrispondenza dell’Oceano Pacifico, al largo delle Hawaii.
Scoperta l’origine dei terremoti silenti
Nel corso della spedizione oceanografica dell'International Ocean Discovery Program, in Nuova Zelanda, 32 ricercatori provenienti da Stati Uniti, Europa, Nuova Zelanda, Giappone, Gran Bretagna, Cina, Corea e Brasile, sono riusciti a scoprire che i terremoti silenti, noti anche come “slow slip events”, si verificano lungo faglie in rocce con caratteristiche geologiche molto diverse tra loro. “I primi risultati della spedizione mostrano come la placca che entra in subduzione, cioè in scorrimento, nella zona sorgente di slow slip events sia caratterizzata da rocce e sedimenti molto diversi tra loro in composizione e caratteristiche meccaniche e fisiche, nonché da una topografia molto frastagliata che include pianure abissali alternate a seamounts, montagne sottomarine che possono superare un km di altezza rispetto al fondo oceanico", spiega Francesca Meneghini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, l’unica ricercatrice italiana ad aver preso parte alla spedizione.