Partita il 10 febbraio da Cape Canaveral, la missione sta procedendo a gonfie vele. Le prime operazioni, tra le quali l'apertura del braccio contenente diversi sensori degli strumenti e quella di tre antenne, sono state eseguite secondo le procedure
La sonda europea Solar Orbiter, diretta al Sole, era stata lanciata dalla base americana di Cape Canaveral con un razzo Atlas 5 lo scorso 10 febbraio. La missione ha dato il via al più ambizioso progetto mai organizzato nei confronti della stella madre del sistema solare, realizzata dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa) e condotta in collaborazione con la Nasa. Partita dopo alcuni rinvii, la missione, che prevede l’invio più vicino al Sole mai raggiunto da un veicolo spaziale, dovrebbe riuscire a catturare le prime immagini delle regioni polari della nostra stella e fornire dati preziosi per studiarne il campo magnetico. Da questo dipendono fenomeni importanti, come i cicli di 11 anni dell'attività solare e le violente tempeste, i cui effetti sulla Terra possono provocare bellissime aurore polari oppure danni a satelliti, comunicazioni radio, Gps e reti elettriche.
I primi dati inviati sulla Terra
Oggi, come comunica proprio l’Esa, sono stati comunicati agli scienziati sulla Terra che seguono la missione di Solar Orbiter, i primi dati inviati dalla sonda. Si tratta, in particolare, di misure del campo magnetico solare eseguite dal magnetometro Mag, uno dei 10 strumenti di bordo progettati per studiare quello che gli esperti chiamano “meteo spaziale”, ovvero come l'attività del Sole influenzi la vita sulla Terra e nello spazio. Secondo le valutazioni effettuate dai specialisti del centro di controllo delle operazioni Esa di Darmstadt, in Germania, i dati indicano che il magnetometro è in ottimo stato e che le primissime operazioni della sonda, tra le quali l'apertura del braccio contenente diversi sensori degli strumenti e quella di tre antenne, sono state eseguite correttamente e secondo le procedure. Un dato specifico dice che i primi sensori sono stati accesi esattamente 21 ore dopo il lancio della sonda.
Le potenzialità di Solar Orbiter
Nel commentare i dati, gli esperti hanno spiegato come siano ben quattro e tra questi anche il magnetometro Mag, gli strumenti che misurano l'ambiente intorno alla sonda, in particolare le caratteristiche del vento solare e il flusso di particelle cariche provenienti dalla nostra stella. Per Tim Horbury dell'Imperial College di Londra e tra gli esperti coinvolti nella missione, "Solar Orbiter è in grado di misurare campi magnetici migliaia di volte meno intensi di quelli con cui abbiamo familiarità sulla Terra". Questo anche grazie ai suoi strumenti, particolarmente sensibili da rischiare di essere disturbati dalla stessa attività elettrica della sonda. "Per questo motivo molti sensori sono collocati a distanza dal corpo centrale, sul braccio di circa 4 metri e mezzo di lunghezza. I primi dati indicano che il campo magnetico diminuisce man mano che ci si allontana dalla sonda. A riprova che il braccio si è aperto in modo corretto", ha spiegato ancora Horbury.