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Scoperti i batteri che proteggono i dipinti antichi

Scienze
Immagine di archivio (Ansa)

Uno studio dell’Università di Ferrara ha analizzato quei microrganismi che degradano le opere d’arte: esisterebbero dei batteri ‘restauratori’ in grado di combattere gli agenti nemici 

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Arriva dalla scienza un nuovo metodo che potrebbe rivelarsi rivoluzionario per esperti e appassionati d’arte. Con il passare del tempo, infatti, l’integrità degli antichi dipinti viene messa alla prova da microrganismi in grado di colonizzare un’opera e degradarla lentamente. Tuttavia, esisterebbero anche dei batteri ‘restauratori’ che combatterebbero quegli stessi agenti nemici salvando così la qualità di un dipinto. La nuova scoperta parla italiano ed è stata realizzata da un team di ricercatori dell’Università di Ferrara, che hanno sperimentato il nuovo metodo sull’Incoronazione della Vergine di Carlo Bonomi, olio su tela del 1600 che aveva già subito dei danni in occasione del terremoto del 2012.

Censimento dei microrganismi

Come primo passo, il gruppo guidato dalla microbiologa Elisabetta Caselli ha preso in considerazione una porzione minuscola di tela, di appena quattro millimetri quadrati, per effettuare una sorta di censimento che individuasse tutti i microrganismi che avevano colonizzato l’opera. La varietà di materiali organici e inorganici utilizzati in un dipinto, infatti, rappresenterebbe un ambiente ideale per batteri e funghi, aumentando il rischio di biodegradazione. Grazie alla combinazioni di metodi di microscopia e colture microbiche i ricercatori sono riusciti a isolare diversi ceppi di batteri, capendo meglio da quali elementi potesse dipendere la loro diffusione.

Scoperti i batteri ‘buoni’

Tra i ceppi isolati il team di ricerca ha notato stafilococchi e bacilli, oltre a diversi tipi di funghi, che si nutrivano per esempio dei pigmenti utilizzati sulla tela. Per bloccare l’azione di questi agenti, i ricercatori hanno poi testato l’efficacia di un biocomposto decontaminante che conteneva spore di tre diversi ceppi batterici, notando come questo fosse in grado di bloccare la crescita e quindi la colonizzazione dei microrganismi che infestano il dipinto. L’obiettivo degli studiosi è ora quello di capire se questa sostanza possa essere spruzzata in modo sicuro sulle opere d’arte, rappresentando dunque una vera e propria rivoluzione nell’ambito del restauro. Non solo: il microbioma, ovvero l’insieme degli agenti presenti sul dipinto, potrebbe essere utilizzato anche per verificarne l’autenticità.