Se la stessa partita è vista in modo diverso dipende dal cervello

Scienze
Immagine di archivio (Ansa)

I tifosi rivali percepiscono lo stesso match in senso visivo ma interpretano le medesime informazioni in maniera differente, come rivela un nuovo studio dell’Università di New York 

Era rigore oppure no? Ha giocato meglio una squadra o l’altra? Durante le classiche discussioni sportive, che si tratti di calcio o di qualsiasi altra disciplina, i tifosi rivali si ritrovano spesso di fronte a scogli insuperabili, esprimendo opinioni che paiono inconciliabili. Stando a un recente studio realizzato dall’Università di New York, queste differenze nel modo di percepire la stessa partita sarebbero dovute non tanto alla passione, che può rendere meno obiettivi, ma piuttosto a una reazione innescata dal cervello. I ricercatori lo hanno scoperto osservando l’attività cerebrale dei sostenitori di Chelsea e Manchester United durante una sfida che metteva di fronte le due squadre.

Solo tifosi fedeli

Il lavoro del team dell’istituto statunitense, pubblicato su Cerebral Cortex, parte dalla volontà di comprendere perché, pur osservando dal primo all’ultimo minuto le stesse identiche azioni di gioco, i tifosi mostrino poi pareri così contrastanti su diversi episodi. Per capirlo, i ricercatori hanno preso in considerazione due gruppi di tifosi, del Chelsea e del Manchester United, che avevano seguito la propria squadra per almeno 15 anni, per un minimo di 25 match guardati. Sfruttando l’occasione di un incontro tra i due club, gli studiosi hanno mappato grazie a una risonanza magnetica l’attività del cervello dei soggetti delle due fazioni, per poi confrontare i dati ottenuti.

Spaccatura nell’interpretazione delle informazioni

La prima certezza emersa in seguito all’analisi suggeriva che, effettivamente, i tifosi rivali vedevano lo stesso match in senso visivo, con le aree cerebrali che supportano la vista attivate in modo simile in entrambi i gruppi. Tuttavia, i risultati evidenziavano significative differenze tra le due fazioni nelle zone del cervello che riguardavano la cognizione, e di conseguenza la valutazione delle informazioni. In sostanza, secondo il professore Tim Andrews, uno degli autori dello studio, ciò che portava i sostenitori opposti a interpretare gli stessi dati sensoriali in maniera differente erano le diversità riscontrate “nelle regioni frontali e sottocorticali, comprese quelle attive nella ricompensa, nell'identità personale e nel controllo del movimento”. In queste aree, infatti, l’attività era simile tra i tifosi della stessa squadra, ma molto diversa tra i due gruppi.

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