Scoperte le aree del cervello adibite alle scelte morali

Scienze
I neuroni specchio, coinvolti nei dilemmi etici, sono cellule nervose che si attivano sia quando compiamo un'azione, sia quando la vediamo compiere da altri (foto: archivio Getty Images)
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La chiave della natura etica dell'uomo risiederebbe nei neuroni specchio, cellule nervose che si attivano nel momento in cui compiamo un'azione o la vediamo compiere da altri

L'origine delle scelte morali dell'uomo risiederebbe nel cervello e, in particolare, nei neuroni specchio, cellule nervose che si attivano quando compiamo un'azione o la vediamo compiere da altri. A indicarlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista "Frontiers in Integrative Neuroscience" e coordinato dal laboratorio del neurologo italiano Marco Iacoboni, in collaborazione con con Leo Moore, dell'Università della California a Los Angeles (Ucla) e Paul Conway, della Florida State University e dell'Università tedesca di Colonia.

I neuroni specchio

I neuroni specchio sono cellule nervose che si attivano sia quando compiamo un'azione, sia quando la vediamo compiere da altri. Sono stati scoperti nel 1992 dall'italiano Giacomo Rizzolatti, dell'Università di Parma. Queste cellule sarebbero coinvolte nelle scelte morali delle persone. I neuroni specchio svolgono un ruolo vitale nel modo in cui le persone imparano attraverso l'imitazione e provano empatia per gli altri. In particolare, lo studio dimostrerebbe che la risposta del cervello alla vista di una persona che sta provando dolore permetterebbe di conoscere in anticipo la scelta di fare o meno del male a qualcuno. L’ipotesi iniziale dei ricercatori era che una maggiore reazione neurale alla vista di un filmato in cui si provoca dolore fisico a qualcuno comportasse una minore propensione a procurare dolore agli altri. Per verificare ciò, sono stati mostrati a 19 volontari due video. Nel primo, un ago ipodermico faceva un’iniezione intramuscolo: l’ago penetrava il muscolo tra il pollice e l’indice. Nell’altro una mano veniva toccata dolcemente da un batuffolo di cotone.

L'attività cerebrale di fronte al dolore

Nel corso della visione dei due filmati, i ricercatori hanno misurato l'attività cerebrale di tutti i volontari attraverso la risonanza magnetica. Successivamente, a distanza di circa un mese, è stato chiesto loro come si sarebbero comportati se avessero dovuto causare dolore fisico a qualcuno per una "giusta causa", come ad esempio salvare più vite umane. Dai risultati dello studio è stato dimostrato che chi aveva evidenziato un'attività cerebrale più intensa durante la visione del video con l'ago, un mese più tardi si è rivelato meno propenso a infliggere dolore ad un'altra persona, anche nel caso in cui questo avesse comportato la salvezza di più persone. La distanza temporale tra l'esperimento e il quesito ha avuto uno scopo preciso. "Abbiamo deciso di farlo un mese dopo – precisa Iacoboni – per evitare che le decisioni su dilemmi morali fossero influenzate da quello che i soggetti avevano visto nello scanner".

Ricerche future

Il prossimo passo di Iacobini sarà quello di analizzare il processo decisionale di una persona nei dilemmi morali, verificando se questo può essere influenzato dalla diminuzione o dall'aumento dell'attività nelle aree del cervello che sono state prese di mira nello studio corrente. "Sarebbe affascinante – ha detto Iacoboni - vedere se possiamo usare la stimolazione cerebrale per cambiare le decisioni morali complesse, influenzando la quantità di preoccupazione che le persone provano per il dolore degli altri". La ricerca, inoltre, potrebbe indicare un modo per aiutare le persone con disturbi mentali come la schizofrenia che rendono difficile la comunicazione interpersonale.

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