Sesta estinzione di massa, il 2100 è la "soglia" della catastrofe

Scienze
Il paesaggio surreale di Loch Lomond in Scozia (Foto: Getty Images)
Paesaggio-Surreale-Scozia-GettyImages

Con avanzati calcoli matematici scienziati del Mit "prevedono" che le premesse per innescare un declino di massa delle specie potrebbero realizzarsi entro la fine del secolo 

Le premesse per la sesta estinzione di massa potrebbero porsi già entro la fine di questo secolo: nel 2100 negli oceani potrebbe riversarsi una quantità di carbonio tale da innescare un declino di massa delle specie nei millenni successivi. La "previsione", basata su un compleso modello matematico, è degli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit). Pubblicato sulla rivista Science Advances, lo studio è stato guidato dal professore Daniel Rothman e si basa sull'analisi del ciclo del carbonio, ovvero l'interscambio naturale di carbonio tra le varie "riserve" terrestri (come oceani e atmosfera).

Anomalie "fatali"

Negli ultimi 540 milioni di anni la Terra ha vissuto cinque eventi di estinzione di massa, tutti collegati a uno stravolgimento del normale ciclo del carbonio tra atmosfera e oceani. Perturbazioni "fatali", secondo Rothman, che si sono sviluppate tra migliaia e milioni di anni e che sono coincise con l'estinzione diffusa di specie marine in tutto il mondo. La peggiore estinzione di massa è stata quella del Permiano, che circa 251 milioni di anni fa fece scomparire l'81% delle specie marine e il 70% dei vertebrati terrestri. Considerando l'aumento costante di emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera a partire dal XIX secolo, lo scienziato ha cercato di capire se il ciclo del carbonio stia vivendo anche ora una anomalia significativa in grado di portare il pianeta verso la sesta estinzione di massa. La sua risposta è affermativa. Dal 2100 entriamo in un territorio "inesplorato".

Oceani al punto critico

I ricercatori hanno analizzato i cambiamenti nel ciclo del carbonio avvenuti prima delle cinque estinzioni del passato, individuando per ognuna di esse delle quantità limite, ossia dei valori-soglia che, se superati, l'ambiente non riesce più a tollerare. Rothman li ha chiamati "soglie di catastrofe": oltre, l'ambiente diventa instabile e si va verso un'estinzione di massa. Dato il recente aumento nelle emissioni di anidride carbonica in un periodo relativamente breve, secondo lo scienziato la prossima estinzione dipenderà dal fatto che negli oceani si riverserà una quantità critica di carbonio. Rothman l'ha quantificata in circa 310 miliardi di tonnellate. Secondo le ultime proiezioni del Pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici, nel miglior scenario possibile gli esseri umani causeranno l'immissione negli oceani di 300 miliardi di tonnellate di carbonio entro la fine del secolo. Nel peggiore degli scenari (senza alcun freno alle emissioni di CO2) si passa a 500 miliardi di tonnellate. Quindi secondo le stime di Rothman entro fine secolo il ciclo del carbonio sarà vicino o già molto al di là della soglia critica.

La catastrofe non è dietro l'angolo

Per il 2100 potremmo esserci avvicinati a un "territorio inesplorato", ma questa data non sarà "la fine". Secondo i calcoli degli scienziati sarà piuttosto l'anticamera di un disastro che non si verificherà "il giorno dopo", bensì si consumerà nei millenni successivi. Rothman spiega che ci vorranno almeno 10mila anni per assistere a un disastro ecologico di proporzioni bibliche. Quel che emerge dall'analisi è che "se indisturbato, il ciclo di carbonio si porterà su una dimensione in cui non sarà più stabile o facile da prevedere". "E nel nostro passato geologico questo tipo di comportamento è associato un evento di estinzione di massa".

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