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L'ibernazione umana compie mezzo secolo: nel '67 il primo caso

Scienze
Crioconservazione, immagine di archivio (Getty Images)

Cinquant'anni fa, James Bedford venne congelato pochi istanti dopo l'ultimo battito cardiaco. Il suo corpo è ancora conservato a Scottsdale, in Arizona

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Il 12 gennaio 1967 veniva ibernato il primo essere umano: James Bedford, un professore di psicologia dell'università della California di 73 anni. Il corpo è conservato nelle strutture della Alcor Life Extension Foundation, una delle tre compagnie che continuano ad offrire il servizio ancora oggi. La crionica permette di congelare il proprio corpo nella speranza che i progressi della medicina permettano di farlo tornare in vita in futuro.

 

La nascita dell'ibernazione umana - Il servizio era già offerto dall'antenata della Alcor, la Life Extension, a partire dal 1965. A fondarla - ispirato dal libro “The Prospect of Immortality” di Robert Ettinger - fu Evan Cooper, un imprenditore che si definiva “il primo crio-attivista”.

Tuttavia nei primi due anni di attività, dal 1965 al 1967, non venne trovato il candidato giusto per far partire la sperimentazione. I primi due volontari, Wilma Jean McLaughlin e Dandridge M. Cole, morirono a causa di un attacco di cuore e l'improvviso decesso non rese possibile un intervento tempestivo: secondo quanto affermato da Alcor, infatti, la procedura di ibernazione dovrebbe avvenire entro 15 minuti dall'ultimo battito.

 

La storia di James Bedford - Bedford, invece, al contrario degli altri candidati, morì di tumore, con un decorso più lento e prevedibile. Il suo corpo venne conservato in un contenitore sottovuoto e in azoto liquido prima a Glendale, in California, per poi essere spostato a Phoenix, in Arizona, e infine a Scottsdale (sempre in Arizona), nei centri della Alcor, fondata ufficialmente nel 1972. Nel 1991, la salma del professore californiano è stata trasferita in un involucro tecnologicamente più avanzato.

 

337 corpi ibernati - Alcor ovviamente ammette che non esiste ancora una procedura “reversibile”. In sostanza, sono passati 50 anni senza che la scienza abbia dato garanzie sul successo della crioconservazione umana. Ma sottolinea: “Alcor non pensa che si possa tornare indientro dalla morte. Crede che nessuno è davvero morto fino a quando non perde le informazioni contenute nel suo cervello. Le basse temperature servono proprio a impedire questa perdita”.

Secondo i registri di Alcor e delle altre due organizzazioni che, al momento, offrono un servizio di ibernazione, ci sarebbero 337 corpi crioconservati. Tra di essi ci sarebbero anche alcuni italiani: il primo probabilmente è stato Aldo Fusciardi, morto nel 2012. 

 

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