È il responsabile della morte di un neonato a Brescia. È presente nel suolo, nelle acque di superficie o di scarico, sulle piante, negli insetti, ma prolifera spesso in ambienti ospedalieri. L'infezione viene curata in genere con una terapia antibiotica
Serratia marcescens è il nome del batterio responsabile dell’infezione che ha causato la morte di un neonato agli Spedali civili di Brescia e che è risultato resistente all'antibiotico. Si tratta di un batterio appartenente alle Enterobacteriaceae. Il nome della specie marcescens, è relativo al fatto che il batterio, dopo aver prodotto un pigmento rosso intenso (la prodigiosina), marcisce velocemente in una massa fluida mucillaginosa.
Dove è presente il batterio
La serratia, spiega la clinica Humanitas, è presente in genere nel suolo, nelle acque di superficie o di scarico, sulle piante, negli animali, soprattutto negli insetti, e nell’uomo. Le infezioni più diffuse sono proprio quelle provocate dalla specie marcescens. Più rare, invece sono quelle dovute alle altre specie del batterio.
Come si contrae un’infezione da serratia
L’infezione da serratia viene contratta soprattutto in ambito ospedaliero, in seguito a un lungo ricovero o all’inserimento di cateteri per via endovenosa, intraperitoneale o urinaria. Ma anche all’inserimento di strumenti medici che agevolano la funzionalità respiratoria o ancora all’effettuazione di trasfusioni di sangue o di infusioni endovenose contaminate.
I sintomi dell’infezione
L’infezione da serratia può manifestarsi con febbre, brividi, insufficienza respiratoria, shock settico e può associarsi a malattie come infezioni al tratto respiratorio, al tratto urinario, intra-addominali, cutanee, oculari e dei tessuti molli, oltre a meningite, osteomielite e artrite, endocardite, otite e parotite.
Come si può curare
L’infezione da serratia, come si legge sul sito della clinica Humanitas, viene curata in genere con una terapia antibiotica. La prognosi dipende dallo stato immunologico dei singoli pazienti. I più esposti a rischi sono i soggetti immunologicamente depressi, gli anziani, i bambini e le persone che hanno subito traumi: per tutti questi soggetti l’infezione è più grave e la prognosi è riservata.