Si tratta di un'infezione di origine batterica provocata da un batterio, che può essere trasmessa tramite la puntura delle zecche e può interessare la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni
È notizia recente l'annuncio di Justin Bieber, la popstar canadese che ha svelato di essere affetto dalla malattia di Lyme, la stessa che aveva tenuto lontano dalle scene anche la cantante Avril Lavigne, che dopo anni di cure si prepara ora a tornare sui palchi in giro per il mondo, passando tra l’altro da Milano con un concerto previsto per il 16 marzo 2020. Ma cos’è la malattia di Lyme? Ad approfondire il tema ci ha pensato, tra gli altri, anche l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che descrive la borreliosi (o più semplicemente malattia) di Lyme come un’infezione di origine batterica che colpisce la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni, provocata dal batterio ‘borrelia burgdorferi’ che può essere trasmesso all’uomo tramite la puntura delle zecche. Può infettare sia le persone che molte specie animali e i cervi, ad esempio, rappresentano importanti serbatoi d’infezione. La malattia deve il nome all’omonima cittadina americana, nel Connecticut, dove è stato riscontrato il primo caso in assoluto, nel 1975. Secondo gli esperti oggi è la più diffusa e rilevante patologia trasmessa da vettore con diffusione nelle zone geografiche temperate ed è seconda, per numero di casi, solo alla malaria fra le malattie che richiedono un vettore artropode per la diffusione.
I casi in Italia
La patologia è diffusa in alcune aree delle foreste europee, asiatiche e americane. In Italia i primi casi si sono osservati negli anni ‘80, soprattutto in Liguria, Friuli, Veneto, Emilia Romagna e Toscana. Dal punto di vista epidemiologico, secondo i dati raccolti dal Ministero della Sanità (circolare n. 10 del 13 luglio 2000), nel periodo 1992-1998 si sarebbero verificati in Italia circa un migliaio di casi di borreliosi di Lyme. Le Regioni maggiormente interessate sono state il Friuli Venezia Giulia, la Liguria, il Veneto, l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige, mentre nelle Regioni centro meridionali e nelle isole le segnalazioni sono state sporadiche.
I sintomi della malattia di Lyme
La sintomatologia della malattia, più frequente nei mesi estivi, generalmente consiste in una lesione cutanea caratteristica a forma di anello denominata dagli esperti ‘eritema migrante’, che può essere accompagnata da una sindrome simil-influenzale con febbre, brividi, mialgia e mal di testa. Può manifestarsi con sintomi gravi, persistenti e, se non curata in tempo, può assumere un decorso cronico. Clinicamente i primi sintomi della malattia vengono definiti “intermittenti e mutevoli”. Come detto, la patologia nelle primissime fasi si presenta con una macchia rossa sulla pelle che si espande in maniera abbastanza lenta. Nel giro di alcune settimane (e in certi casi anche mesi), può degenerare e si possono sviluppare disturbi neurologici caratterizzati da mialgie, meningiti, polineuriti, miocardite e disturbi della conduzione atrio-ventricolare. L’altra fase del decorso della malattia, che si verifica a distanza di mesi o addirittura anche anni dall’infezione, è invece caratterizzata da alterazioni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, del sistema nervoso centrale e periferico, della cute e dell’apparato cardiovascolare. La malattia, specificano ancora gli esperti, non porta a sviluppare immunità, per cui l’infezione può essere contratta più volte nel corso della vita.
La cura tra antibiotici e vaccini
La maggior parte delle manifestazioni cliniche della malattia di Lyme risponde agli antibiotici ma il trattamento della malattia in fase precoce risulta più efficace. Nella malattia allo stadio tardivo, gli antibiotici eliminano il germe, alleviando l'artrite nella maggior parte dei pazienti. Negli Stati Uniti sono disponibili vaccini contro la borreliosi di Lyme ottenuti con tecniche di ingegneria genetica: qui la vaccinazione è consigliata esclusivamente a persone nella fascia d’età 15-70 anni che risiedono, lavorano o trascorrono attività in zone infestate da zecche. Questi vaccini però non sono attualmente utilizzabili in Italia e in Europa, dal momento che negli Usa è presente solo l’agente patogeno B.burgdorferi sensu strictu, mentre in Europa sono presenti tutte le genospecie di Borrelie, che sono distinte tra loro dal punto di vista antigenico.
Un test per la diagnosi rapida
Un team di ricercatori della Columbia University School of Engineering and Applied Science ha sviluppato di recente un test che consente di rilevare la malattia di Lyme in 15 minuti. Come spiega Sam Sia, lo studioso che ha coordinato la ricerca, il nuovo esame potrebbe permettere la diagnosi della malattia direttamente in uno studio medico. “Potrebbe non essere più necessario inviare i campioni a un laboratorio e attendere alcuni giorni per ottenere i risultati”, sottolinea l’esperto. Nel corso dello studio, come spiegato sulla rivista specializzata Journal of Clinical Microbiology, i ricercatori hanno trovato una combinazione di tre proteine in grado di identificare gli anticorpi specifici del batterio Borrelia burgdorferi nel siero.