In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Hiv e Aids: i contagi e la diffusione in Italia e nel mondo

Salute e Benessere
1° dicembre 2018: la piramide Cestia a Roma in occasione della giornata mondiale contro l'Aids

Nel 2017 sono state segnalate 3.443 nuove diagnosi di infezione nel nostro Paese. Nel mondo circa 37 milioni persone sono sieropositive, e ogni giorno quasi 700 ragazzi e ragazze tra i 10 e 19 anni lo diventano. Tra le cause, disinformazione e poca prevenzione

Condividi:

Quasi 3.500 nuove infezioni in Italia nel 2017, circa 37 milioni di sieropositivi nel mondo, tra cui 3 milioni di bambini e adolescenti: sono questi i numeri più recenti relativi all'Hiv. Un argomento su cui c'è ancora molta disinformazione sia tra i giovani che nel mondo adulto. 

Cos’è l’Hiv e cos’è l’Aids

Hiv e Aids non sono la stessa cosa: la sigla Hiv sta per "Human Immunodeficiency Virus", ovvero un virus che dal 1986 è stato denominato Virus dell'Immunodeficienza Umana. Come riporta il ministero della Salute, sono stati identificati due tipi principali di Hiv, denominati Hiv-1 e Hiv-2, che sembrano avere caratteristiche patologiche e cliniche simili. Tuttavia, in merito all'origine di questo virus, ci sono diverse ipotesi, ma nessuna è stata avvalorata in modo scientifico. L’acronimo-sigla Aids, invece, significa "Acquired Immune Deficiency Syndrome", ovvero Sindrome da immunodeficienza acquisita. Si può parlare immunodeficienza quando le difese immunitarie non sono sufficienti e per questo l'organismo è particolarmente esposto al pericolo di infezioni. Dunque l’Hiv è il retrovirus che dà origine a infezioni croniche che il sistema immunitario non è in grado di respingere. L'Aids è invece la malattia causata dal virus dell'Hiv. L'Aids "identifica uno stadio clinico avanzato dell'infezione ed è una sindrome che può manifestarsi nelle persone con Hiv anche dopo diversi anni dall’acquisizione dell’infezione". Va inoltre ricordato che l'Aids in sé non è in grado di uccidere, a provocare la morte del paziente sono le eventuali infezioni, tumori o la tubercolosi che possono insorgere a causa dell'inefficienza del sistema immunitario, compromesso appunto dal virus dell’Hiv.

Come si trasmette l'infezione da Hiv

A illustrare le modalità di trasmissione dell’Hiv è lo stesso ministero della Salute, il quale avverte che è possibile contrarre il virus attraverso “contatto sessuale: rapporti vaginali, anali, oro-genitali praticati e contatto diretto tra genitali, in presenza di secrezioni, non protetti dal preservativo. Tale trasmissione avviene attraverso il contatto tra liquidi biologici infetti (secrezioni vaginali, liquido precoitale, sperma, sangue) e mucose anche integre, durante i rapporti sessuali. Ulcerazioni e lesioni dei genitali causate da altre patologie possono far aumentare il rischio di contagio". Inoltre, avverte il ministero, "il coito interrotto non protegge dall'Hiv, così come l'uso della pillola anticoncezionale, del diaframma, dell'anello vaginale e della spirale. Le lavande vaginali, dopo un rapporto sessuale, non eliminano la possibilità di contagio". Altra causa di contagio può essere il contatto con sangue infetto: "Scambio di siringhe, trasfusioni di sangue o di prodotti di sangue infetti e/o trapianti di organi infetti, utilizzo di strumenti infetti", così come il “contatto diretto tra ferite cutanee, profonde, aperte e sanguinanti, schizzi di sangue o di altri liquidi biologici sulle membrane/mucose (come gli occhi)". Infine, è possibile essere contagiati per "trasmissione verticale” ovvero quando la madre sieropositiva trasmette il virus al figlio durante la gravidanza, il parto o l'allattamento al seno.

Come curare l’Hiv

A oggi non esiste una cura definitiva in grado di far guarire del tutto un paziente che ha contratto il virus. Allo stesso modo non esiste ancora un vaccino che possa evitare preventivamente il contagio. Per chi risulta sieropositivo, però, ci sono - come conferma il ministero della Salute - diverse classi di farmaci, che, combinate tra loro, controllano il virus e consentono alle persone con Hiv di avere una buona qualità di vita, grazie anche al minor impatto sull’organismo e ai minori effetti collaterali. Si tratta di farmaci che vanno assunti per tutta la vita ma che arrestano la riproduzione del virus nelle cellule, riducendo la quantità di molecole infette che circolano nel sangue.

I dati sui contagi in Italia

I nuovi casi di infezione da Hiv sono praticamente stabili in Italia e in Europa, mentre tra i più giovani calano troppo lentamente, come segnalano il Centro Operativo Aids dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l'Unicef. Dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids in Italia, al 31 dicembre 2017 sono stati notificati al COA 69.734 casi. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, nel 2017 in Italia sono state segnalate 3.443 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti, un dato in linea con la media europea ma addirittura superiore rispetto alle stime del rapporto Uniaids pubblicato nel luglio 2018. Secondo il programma delle Nazioni Unite per la lotta all’Aids, infatti, la stima dei nuovi contagi nell’ultimo anno completo, quindi il 2017, era di 3.100 nuove unità come picco massimo. In base agli studi dell’Iss, "l’incidenza delle nuove diagnosi di Hiv mostra una leggera diminuzione tra il 2012 e il 2015, con un andamento pressoché stabile dopo il 2015. Nel 2017 l'incidenza maggiore di infezione da Hiv è nella fascia di età 25-29 anni. La modalità di trasmissione principale tra le nuove diagnosi è con i rapporti eterosessuali". Nel 2017, tra le regioni con un numero superiore a un milione e mezzo di abitanti, le incidenze più alte sono state registrate in Lazio, Liguria e Toscana. Circa i casi di Aids, l'osservatorio ne ha censiti 690, pari a 1,1 nuovi casi per 100.000 residenti, in lieve diminuzione negli ultimi anni.

I dati sui contagi a livello mondiale

Attualmente nel mondo si stima che ci siano circa 36 milioni e 900mila persone sieropositive. La maggior parte sono adulti di età superiore a 15 anni, ma tra loro ci sono anche circa 3 milioni di bambini e adolescenti che vivono con l’Hiv. Sul numero totale, circa 21,7 milioni di persone hanno accesso a una terapia antiretrovirale, ovvero quasi 14 milioni in più dal 2010, e con una previsione di un +2,8 milioni entro il 2020. Nel 2017 hanno contratto l’infezione da Hiv circa 1,8 milioni di persone e ogni giorno quasi 700 adolescenti tra i 10 e 19 anni diventano sieropositivi. Anche se entro il 2030 il numero di nuovi contagi da Hiv tra i bambini sotto i 10 anni sarà dimezzato, quello tra gli adolescenti calerà solo del 29%. Progressi troppo lenti per l'Unicef, secondo cui da qui al 2030, circa 360.000 adolescenti moriranno per malattie collegate all'Aids, in assenza di investimenti nei programmi di prevenzione, diagnosi e cura dell'Hiv. Secondo Uniaids alcuni dati non sono poi così negativi: nel 2017 il numero di morti per cause riconducibili all’Aids è il più basso da quando è iniziato il nuovo millennio con 940.000 di vittime, mentre nel 2010 erano ancora 1,5 milioni. Inoltre, tre sieropositivi su quattro mantengono una speranza di vita regolare. Tuttavia, segnala Uniaids, la possibilità di ricevere cure e informazioni sulla prevenzione è ancora un privilegio non uniformemente distribuito a livello mondiale.