Giornata mondiale contro la malaria: obiettivo zero casi

Salute e Benessere
La zanzara veicolo della malaria: la malattia può portare alla morte in pochi giorni (Ansa)
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Lo slogan scelto per il 25 aprile 2020 è "Zero malaria starts with me". La malattia ha causato 405 mila morti solo nel 2018, la maggior parte dei quali bambini sotto i 5 anni. Obiettivo dell'Oms è ridurla del 90% entro il 2030

Ogni anno il 25 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale della malaria. Istituita nel 2007 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha come obiettivo la sensibilizzazione all’impegno per il controllo e la prevenzione di una malattia che uccide ancora oltre 400 mila persone ogni anno nel mondo, di cui quasi due terzi bambini piccoli. Il tema di questa edizione 2020 è racchiuso nello slogan "Zero malaria starts with me": l’azzeramento di casi comincia con me. Un modo per responsabilizzare ciascuno di noi nella lotta a questa patologia.

Il tema dell’edizione 2020

Il focus scelto per questa edizione è basato sullo slogan "Zero malaria starts with me", con cui l'Oms vuole sottolineare come la possibilità di raggiungere i zero contagi dipende dal lavoro svolto da ciascuno di noi. L'obiettivo è mantenere alta l’attenzione su una malattia che solo nel 2018 ha causato la morte di 405 mila persone, di cui il 67% bambini sotto i 5 anni. L’impegno nella lotta alla malaria, secondo l’Oms, deve rimanere in cima all’agenda politica, attraverso la mobilitazione di risorse per la prevenzione e la cura. Tra il 2000 e il 2014, il numero di decessi legati alla malaria è diminuito del 40%, ma negli ultimi anni si è registrato un netto rallentamento nella lotta a questa patologia. Secondo l’ultimo rapporto dell’Oms, infatti, non ci sarebbero stati miglioramenti globali nella riduzione delle infezioni, rimaste pressocché costanti nel periodo che va dal 2014 al 2018.

I sintomi della malaria

La febbre è il sintomo chiave della malaria. Possono accompagnarla mal di testa, nausea e vomito, dolori (soprattutto a schiena e pancia), un ingrossamento anomalo della milza e del fegato, tachicardia e delirio come conseguenza della febbre alta. Se la malattia arriva a colpire i reni, la quantità di urina prodotta può essere scarsa; se arriva al cervello si possono avere convulsioni. Nella sua forma più grave può risultare fatale nel giro di poche ore o qualche giorno al massimo. La diagnosi, in ogni caso, avviene soltanto attraverso specifiche analisi del sangue.

I numeri della malaria nel mondo

Lo scorso dicembre 2019, l’Oms ha pubblicato l’ultimo rapporto sullo stato della malaria nel mondo. Secondo i dati aggiornati al 2018, si stimano 228 milioni di casi a livello globale, rispetto ai 231 del 2017. La stima dei decessi, invece, parla di circa 405 mila morti l’anno. L’Africa sub sahariana continua ad essere la regione del mondo più colpita, visto che da sola conta il 93% dei casi in tutto il mondo. Più della metà di questi è registrata in sei Paesi: Nigeria (25%), Repubblica Democratica del Congo (12%), Uganda e Costa d’Avorio (5% ciascuno), Mozambico e Niger (4% ciascuno). Per quanto riguarda le fasce della popolazione più colpite, al primo posto ci sono le donne in gravidanza e i bambini. Si stima che, solo nel 2018, 11 milioni di donne in gravidanza, che vivono in 38 paesi africani, siano state infettate. In conseguenza di ciò, quasi 900 mila bambini sarebbero nati sottopeso, ad alto rischio mortalità.

Segnali di speranza per il futuro

Nel 2019 Ghana, Kenya e Malawi hanno avviato la sperimentazione di un vaccino in aree selezionate nell’ambito di un programma pilota dell’Oms. Ma anche i numeri più recenti in alcune aree del mondo danno segnali di speranza, seppur ancora timidi. Ad esempio l’India, che ha il 3% dei casi totali nel mondo, nel 2018 ha fatto registrare una diminuzione di 2,6 milioni di infetti rispetto al 2017, l’Uganda di un milione e mezzo. Sono poi 49 i Paesi nel mondo con meno di 10mila casi autoctoni, rispetto ai 40 del 2010 e 27 quelli che hanno riportato meno di 100 casi rispetto ai 17 del 2010.

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