Rientra nei disturbi specifici dell'apprendimento e in Italia colpisce circa 140mila studenti. Si manifesta con una difficoltà a decodificare il testo nella lettura. La legge prevede strumenti compensativi e misure dispensative per chi ne è affetto
La dislessia fa parte dei Dsa, i disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente che si manifestano con l'inizio della scolarizzazione. La dislessia è un disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo.
Come si presenta la dislessia
Un bambino dislessico commette molti errori di lettura, impiega molto tempo per leggere e spesso non comprende il significato di ciò che sta leggendo sebbene abbia un'intelligenza assolutamente normale. Questi disturbi – sottolinea l’Associazione italiana dislessia – “dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo” e “non sono causati né da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali”. Tra gli altri disturbi dell’apprendimento ci sono la disortografia (riguarda la scrittura e si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica), disgrafia (difficoltà nell’imparare a scrivere), e discalculia (disturbo specifico dell'abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri).
I sintomi e come viene fatta la diagnosi
La diagnosi di dislessia può essere fatta solo verso la fine della seconda elementare, ma alcuni indicatori precoci possono essere individuati già dai 4 o 5 anni di età del bambino. Già dall’inizio della scuola elementare un bimbo con questi indicatori impara a leggere con estrema difficoltà, commette molti più errori dei suoi compagni di classe e mostra una lettura stentata e poco fluida. Problematiche che dal punto di vista emotivo possono manifestare ansia, rifiuto per la scuola o malesseri fisici in corrispondenza delle verifiche a scuola. I sintomi che devono essere presenti per poter fare una diagnosi di dislessia sono una lettura delle parole imprecisa o lenta e faticosa e una difficoltà nella comprensione del significato di ciò che viene letto, che risultano in abilità scolastiche notevolmente inferiori a quanto normalmente atteso per l'età del bambino. La diagnosi, spiega l’Associazione italiana dislessia, deve essere fatta “da specialisti esperti mediante specifici test standardizzati e condivisi, in linea con le indicazioni della Consensus conference, del Panel di aggiornamento e revisione della Consensus Conference e dell'Istituto superiore di sanità".
In Italia quasi 140mila studenti dislessici
Secondo gli ultimi dati resi disponibili dal ministero dell’Istruzione, che riguardano l’anno scolastico 2016-2017, in Italia sono complessivamente 254.614 gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (pari al 2,9% del totale). Tra questi la dislessia è il disturbo più diffuso con il 42,5% (pari a 139.620 alunni), anche se più disturbi possono coesistere in una stessa persona. Seguono la disortografia (20,8%), la discalculia (19,3%) e la disgrafia (17,4%). È importante l’incremento del numero di certificazioni di dislessia registrato negli ultimi 3 anni: dal 2013-2014 al 2017 sono salite da circa 94mila a poco meno di 140 mila, con un tasso di crescita del 48,6%.
Cosa si può fare
Nell’avere a che fare con un alunno colpito da dislessia, spiega ancora l’Aid, l'obiettivo da raggiungere non è quello di portare l’abilità di lettura di una persona dislessica ai livelli di un lettore “normale”, ma quello di acquisire strategie che gli permettano di studiare e apprendere indipendentemente dal suo disturbo. Una volta effettuata la diagnosi va svolto un intervento abilitativo personalizzato mirato alla velocizzazione della lettura, alla correttezza o alla comprensione del testo. La legge 170 del 2010, che ha introdotto la possibilità della certificazione per gli studenti con Dsa, prevede inoltre la possibilità per gli alunni dislessici di usufruire specifici “strumenti compensativi e/o misure dispensative”: evitare di leggere ad alta voce in classe, programmare le interrogazioni specificando i contenuti che saranno richiesti, registrare le spiegazioni in classe per favorire lo studio a casa. Il bambino con disturbo della lettura inoltre può servirsi di software o app che convertono il testo in parlato per aiutarlo nello studio e nell'acquisizione di contenuti.
I bisogni educativi speciali e i problemi nella scuola
Con una direttiva ministeriale del 2012 è stato poi inserito il concetto di "bisogno di linee educative speciali e della personalizzazione del percorso di studio”. Tuttavia, non sempre le cose vanno per il verso giusto, lamentano di recente presidi e genitori: spesso i disturbi dell'apprendimento vengono diagnosticati in ritardo o non individuati dai docenti. Per ottenere le certificazioni dall'Asl da presentare a scuola i tempi sono troppo lunghi e le istituzioni private che possono rilasciare i certificati sono costose e le famiglie finiscono anche per rinunciare.