Perché l'affettività coincide con l'intera personalità

In questa nostra rubrica - “La stanza dei figli” - tendiamo a trattare ogni singolo argomento come se fosse parte di una trama, così se uno dei lettori provasse a scorrere i contribuiti usciti sinora, dal primo all’ultimo, avrebbe la sensazione di muoversi all’interno di un romanzo privo di salti logici, perché tale si presenta il mondo interiore di ciascuno di noi, non solo dei ragazzi. Un simile effetto “continuità” è lo stesso che cercheremo di creare in questa riflessione - che probabilmente ci impegnerà anche nel prossimo articolo - relativa a un tema tornato di attualità negli ultimi tempi, ma poi, come gli accade con una certa frequenza, sparito dal dibattito, come un balenottero inesperto e goffo che continua a spiaggiarsi perché non riesce a prendere il largo. Si tratta dell’educazione all’affettività, nelle scuole ma anche in famiglia, che accende gli opposti schieramenti e, dopo una schermaglia più o meno breve, in cui i toni possono farsi anche severi, ritorna in magazzino rimanendovi fino alla prossima scossa, perché non tutti sembrano davvero interessati a mettere sul tavolo e in modo serio una questione che va decisamente oltre gli angusti confini di una disputa politica, perché tocca in profondità il senso dell’esistenza, caratterizzando, attraverso azioni e omissioni, l’intero processo educativo. Bisogni Infatti, qualsiasi comportamento osserviamo nei nostri figli e in noi stessi è guidato del bisogno -profondo, struggente, insopprimibile- di essere visti, individuati, liberati dall’angoscia dell’anonimato, dal timore di passare inosservati. Questa, non altro, è l’affettività, ma al contempo è la lotta incessante dell’intera persona, impegnata a trovare uno spazio nella vita comunitaria. Il modo in cui sceglieremo di soddisfare tale desiderio di essere percepiti dal mondo deciderà le nostre sorti e spesso quelle di chi ci vive accanto. Non solo educazione Ne consegue l’impossibilità di segregare l’affettività dal resto dell’educazione, quasi fosse una materia curricolare a sé stante. Non tenere conto di tale impossibilità è una sorta di autoinganno, capace di farci dimenticare che in realtà noi facciamo educazione all’affettività tutti i giorni, anche in classe, perché i nostri comportamenti rappresentano segnali chiari dell’atteggiamento che teniamo nei confronti della vita e dell’altro, manifestazioni della distanza, ossia dello spazio psicologico che frapponiamo tra noi e i nostri simili. In questo caso non è un concetto geometrico, la distanza, ma qualcosa di più sofisticato che sostiene l’intero, sconfinato, territorio dell’affettività. Giusto per dare un’idea del valore “diagnostico” di “questa” distanza, in quanto strumento rivelatore nel nostro mondo interiore e delle nostre disposizioni intime, basta considerare che se nella vita di tutti i giorni, nei casi in cui ci troviamo in mezzo a degli estranei, possiamo “mascherarci”, quando viviamo un’esperienza estremamente ravvicinata, come accade nella vita intima, è impossibile nascondersi, perché l’affettività, quindi la sessualità, sono la spia della nostra natura profonda, della capacità di stare al mondo, di vivere in mezzo ai propri simili. Esiste una continuità formidabile tra ciò che pensiamo di noi stessi e il modo in cui approcciamo la vita affettiva, che più si fa intima più ci mette allo scoperto. Cause ed effetti Proviamo a seguire i prossimi passi e questa affermazione ci apparirà più chiara. Domandiamoci ad esempio se quest’uomo, che si è presentato al terapeuta per un problema in apparenza sessuologico, perdite improvvise dell’erezione, soffre realmente di tale disturbo oppure si tratta di manifestazioni della vita intima che ci parlano del modo in cui è stato educato. Partiamo da tre brevi ricordi d’infanzia della stessa persona. “Un giorno alle elementari avevo in tasca due caramelle. Una l’ho mangiata io, l’altra l’ho regalata al mio compagno di banco. L’ho raccontato alla mamma, che mi ha dato dello stupido”. “Una volta, sempre alle elementari, volevo dimostrare alla mamma che ero capace di fare le cose in autonomia, così ho attraversato la strada da solo. Pensavo fosse contenta di me, invece sono stato punito severamente” Anche il padre lo scoraggiava in continuazione, zittendolo ogni volta che esprimeva un’opinione. “Taci tu, che cosa vuoi sapere”. Il sintomo che si manifesta nella difficile vita intima con la moglie arriva da lontano. “Fino a che mia moglie non è disponibile, mantengo una buona erezione, ma appena mi rendo conto che lei inizia a scaldarsi mi smonto, la perdo. Succede tutte le volte”. L’ambiente familiare gli ha trasmesso un’immagine di sé pregna d’incapacità, come se i genitori gli avessero ripetuto senza posa che lui non valeva nulla, di conseguenza l’unico modo per evitare sconfitte e umiliazioni era scappare, aumentare quella distanza di sicurezza di cui dicevamo nelle righe precedenti. Ecco perché quando la moglie mostra disponibilità a incontrarlo intimamente s’incrementano le sue paure e scattano strane misure di salvaguardia. Quest’uomo è un brillante dirigente d’azienda, molto abile nella gestione di rapporti “distanziati”, formali, molto apprezzato dalla proprietà, ma quando le relazioni di avvicinano o non sono più mediate dalla corazza garantita dal suo ruolo, le cose si complicano in modo inversamente proporzionale alla distanza. Impalcature emotive Proprio la vicenda che abbiamo presentato ci conferma l’impossibilità di espellere l’educazione all’affettività dall’educazione a tutto tondo, eppure i genitori del protagonista, alla domanda se abbiano mai somministrato educazione affettiva e sessuale al loro figlioletto, risponderebbero che non se lo sono mai sognati. In realtà, come abbiamo visto, le loro azioni sono cadute come meteoriti proprio nella vita intima del figlio, compromettendone i legami. Per la stessa ragione è pericoloso mettere la testa sotto la sabbia. Genitori e insegnanti devono accettare l’idea che stanno già toccando in profondità l’impalcatura affettiva di bambini e ragazzi, illudendosi di parlare d’altro, questo pone loro e le autorità davanti all’obbligo di fronteggiare e superare tale ipocrisia, che pagano i bambini, i ragazzi e gli adulti che ne scaturiranno.

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Perché l'affettività coincide con l'intera personalità

Domenico Barrilà