Come la musica può aiutare le persone con ADHD

In molti articoli abbiamo raccontato gli effetti benefici e curativi della musica e come questa riesca a toccare particolari corde e dinamiche neurali. Dall'altra parte stiamo sempre più constatando che con le nuove forme di distribuzione via streaming, è cresciuto l'utilizzo funzionale della musica, ovvero che supporta certi stati d'animo o alcune situazioni prescindendo da autori e generi. Ecco, tutti questi elementi messi insieme ci portano a considerare la musica utile per curare certe patologie o, quanto meno, essere d'aiuto per la salute mentale. Introduzione all'ADHD Già in passato la musica è servita per aiutare ad aumentare la concentrazione, nello studio o nel lavoro. Oggi molti stanno usando la musica come una risorsa per aiutare le persone affette da disturbo da deficit di attenzione e iperattività per migliorare la concentrazione e il benessere generale. La musica può migliorare la regolazione emotiva, lo sviluppo personale e il rilassamento, ma non è tutto. La ricerca ha anche dimostrato che la musica può aiutare a ridurre la disattenzione, attenuare gli stati d'animo negativi e promuovere la comprensione della lettura nelle persone con ADHD. Come agisce la musica I cervelli delle persone con ADHD pensano ed elaborano le informazioni in modo diverso, e la difficoltà di concentrazione rappresenta uno dei principali problemi comune a tutte le persone con questa forma di neurodivergenza. Molte persone con ADHD hanno tipicamente deficit di dopamina: la musica può fornire questo neurotrasmettirore necessario tra le altre cose per la concentrazione e per l'apprendimento. La parte del cervello che percepisce una ricompensa in risposta alla musica – il nucleo accumbens – è la stessa su cui agiscono i farmaci psicostimolanti per l'ADHD. Il nucleo accumbens può essere considerato il centro di controllo del cervello tra motivazione e azione. La musica può anche contribuire a migliorare l'umore nelle persone con ADHD: la ricerca dimostra che la musica riduce significativamente la tristezza e la disperazione . C'è un concetto che sta alla base degli studi su questa patologia ed è quello chiamato teoria del carico dell'attenzione selettiva secondo cui il mantenimento dell'attenzione in una data circostanza dipende dall'equilibrio tra l'attenzione nella fase avanzata e quella nella fase iniziale. Da qui derivano due situazioni: da una parte l'attenzione precoce che consiste nel concentrare deliberatamente la propria attenzione su qualcosa, mentre l'attenzione tardiva consiste nell'essere "diretti involontariamente" verso qualcosa – in altre parole, distratti. L'idea che sta alla base dell'utilizzo della musica per aiutare le persone con ADHD è sopprimere la capacità del cervello di dirigersi verso stimoli irrilevanti e quindi permettere di indirizzare meglio l'attenzione verso gli stimoli di selezione precoce. Tipologie di musica Ma qual è il tipo di musica giusta per aiutare le persone con ADHD? In genere si sostiene che la musica strumentale sia quella più efficace, perché l'assenza della voce generalmente non porta a distrarsi. In realtà non esiste un genere che emerge sugli altri e, come succede spesso con la musica, è anche una questione di gusti personali. Alcuni esperti in materia, come la terapista Brit Barkholtz che ha condotto approfondite ricerca sul tema, sostengono che ci possa essere una forte differenza tra “musica familiare” e sconosciuta e che questa può variare da persona a persona. Per alcune persone la musica familiare può essere fonte di distrazione, perché la tentazione di canticchiare il testo è troppo forte. Per altri, ascoltare musica già ascoltata può essere più facile. Battiti binaurali e l'entrainment cerebrale Ci sono tuttavia alcuni tipi di musica che più di altri aiutano chi soffre di ADHD a concentrarsi. Ed è qui che introduciamo il concetto dei battiti binaurali : si tratta di un fenomeno uditivo percettivo in cui il cervello percepisce un suono “fantasma” generato dall’interazione di due toni con frequenze leggermente diverse, inviati separatamente a ciascun orecchio tramite cuffie. Questo fenomeno è studiato proprio per il suo potenziale impatto sull’attività cerebrale e sugli stati mentali, grazie alla capacità di indurre sincronizzazioni cerebrali note come entrainment. Il principio dell'entrainment cerebrale si basa quindi sull’idea che le onde cerebrali possano sincronizzarsi con la frequenza percepita del battito binaurale. Questo fenomeno è noto come frequenza di risposta uditiva neurale. Nell’ADHD le disfunzioni dell’attività cerebrale - in particolare nelle regioni associate all’attenzione, alla regolazione emotiva e al controllo esecutivo - possono essere affrontate stimolando stati mentali più regolati e produttivi tramite specifiche frequenze binaurali. Molti studi hanno evidenziato che nei soggetti ADHD c’è una predominanza di onde cerebrali Theta rispetto alle onde Beta , particolarmente nelle regioni frontali del cervello. Questo squilibrio è associato a difficoltà di concentrazione, impulsività e disattenzione, ed è proprio questo che viene utilizzato come biomarcatore per l'ADHD. I battiti binaurali generano una frequenza percepita nella gamma Beta e possono indurre il cervello a sincronizzarsi con quella frequenza, migliorando la concentrazione e l’attenzione attiva, e che potrebbe aiutare i soggetti ADHD a raggiungere uno stato mentale più focalizzato. In rete si possono trovare vari esempi di Battiti Binaurali, qui un esempio. Per concludere e tornare alla musica tradizionale, molti studi sostengono che la musica classica - le composizioni di Mozart, in particolare – possono aiutare chi soffre di ADHD, portando il cervello nello stato Alfa e alle già citate Beta.

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