Giornata Internazionale della lotta contro i tumori, quanti sono i malati in Italia: dati
Salute e Benessere
Nel 2024 nel nostro Paese sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore. Il 40% delle morti nel mondo è causato da fattori di rischio modificabili, in particolare da fumo, consumo di alcol, sedentarietà ed eccesso ponderale. I dati dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica
La prevenzione dei tumori deve essere sempre più al centro della nostra attenzione e delle nostre azioni. A sottolinearlo, in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro che ricorre il 4 febbraio, Francesco Perrone, Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che ricorda come nel 2022 nel mondo siano stati 20 milioni i nuovi casi di cancro e 9,7 milioni i decessi. Il 40% delle morti è causato da fattori di rischio modificabili, in particolare da fumo, consumo di alcol, sedentarietà ed eccesso ponderale. Il tema del ‘World Cancer Day’ di quest'anno è ‘United by Unique’, per sensibilizzare cittadini, pazienti e Istituzioni a considerare l’unicità di ogni persona colpita dal cancro, garantendo una presa in carico che tenga conto degli aspetti emozionali, psicologici e sociali legati alla malattia. "La nuova dimensione della cura del cancro, infatti, è la cosiddetta ‘people-centred care’ che si focalizza a 360 gradi sulla persona colpita dalla malattia, coinvolgendo nel percorso assistenziale anche i familiari e l’intera comunità che circonda il paziente. Questo approccio, che supera quello centrato sul paziente o sulla persona, ha le potenzialità per migliorare i risultati clinici e la qualità di vita, con un uso più efficiente delle risorse e una riduzione dei costi dell’assistenza”, spiega il presidente in occasione del Convegno Nazionale “World Cancer Day: United by Unique” organizzato da AIOM e Fondazione AIOM, che aderiscono campagna.
Nel 2024 oltre 390 mila nuove diagnosi di tumore
“Nel 2024, in Italia, sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore – afferma Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM, specificanco che "quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 28% è sedentario, il 24% fuma. Serve più impegno per sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto le persone che non adottano stili di vita sani. Il consumo di alcol è correlato a 7 tipi di carcinoma, l’obesità a 12. E il fumo, da solo, è responsabile del 25% dei decessi oncologici nel mondo”. “La ‘people-centred care’ porta anche a considerare il contesto sociale di ogni paziente – continua Saverio Cinieri. "Ad esempio, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e l’eccesso ponderale sono più diffusi fra le persone con difficoltà economiche e un basso livello di istruzione. È già stato dimostrato che i problemi di natura finanziaria determinano una riduzione della sopravvivenza dei pazienti oncologici, con un rischio di morte più alto del 20%, anche in un servizio sanitario universalistico come il nostro. Ora è necessario allargare l’orizzonte dei programmi di prevenzione, considerando l’impatto degli ostacoli economici sull’adesione agli stili di vita sani”.
Migliorare le tempestività
Un cambiamento culturale di grande rilevanza nell’oncologia degli ultimi anni è rappresentato dalla crescente attenzione agli esiti riferiti dal paziente (patient-reported outcomes, PROs), sia nelle sperimentazioni che nella pratica clinica. “I PRO e la qualità di vita del paziente sono sempre più un importante tassello del complesso mosaico di valutazione del valore dei trattamenti oncologici e rientrano a pieno titolo nella ‘people-centred care’ – spiega Massimo Di Maio, Presidente eletto AIOM. Questa consapevolezza sta aumentando, "anche perché diverse società scientifiche hanno lanciato messaggi a favore del ruolo dei PRO. L’attenzione nei confronti di questi strumenti coinvolge anche le agenzie regolatorie”. “Il risultato è che, negli anni recenti, quasi il 70% degli studi clinici sui tumori include la qualità di vita dei pazienti tra gli endpoint, cioè tra gli obiettivi da analizzare – sottolinea. "I dati relativi alla qualità di vita, pur compresi fra gli endpoint, però vengono pubblicati solo in circa la metà dei casi in cui sono stati raccolti. È importante, quindi, migliorare la tempestività con cui queste informazioni sono comunicate e pubblicate. Non solo. Oggi pochi ospedali adottano misure di monitoraggio sistematico dei sintomi da parte dei pazienti. Serve un cambio di passo, perché la raccolta del punto di vista dei malati sull’esito di un trattamento non resti una semplice affermazione retorica ma diventi un metodo imprescindibile”.
