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Il 6 maggio è il No Diet Day: cos'è e perché si celebra

Salute e Benessere
©Getty

Una giornata internazionale contro l’ossessione del peso, che invita a imparare ad accettare il proprio corpo e promuove uno stile di vita sano. Si celebra dal 1992 su iniziativa di Mary Evans Young, fondatrice del gruppo britannico Diet breakers

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Il 6 maggio è l'International No Diet Day, una giornata che invita a imparare ad accettare il proprio corpo e a contrastare le diete estreme e ossessive. Si celebra dagli anni ’90, con l’intento di promuovere uno stile di vita sano,  fondato su sane abitudini alimentari, e combattere l'ansia e l’ossessione legate al peso. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza sui rischi delle diete, specialmente quando sono autoimposte e non monitorate da un professionista medico o nutrizionista.

Com’è nato il No Diet Day

Il No Diet Day è stato istituito nel 1992 su iniziativa di Mary Evans Young, fondatrice del gruppo britannico Diet breakers, dopo essere stata vittima di bullismo a scuola a causa del suo peso e dopo aver sofferto di anoressia nervosa. In un’epoca dove la problematica del bullismo non era ancora così sensibile e recepita dalla collettività, Mary Evans Young ha ideato una giornata, nata inizialmente come una ricorrenza prettamente britannica, che ora si celebra in tutto il mondo ed è dedicata soprattutto alla lotta contro le ansie da bilancia, ma anche agli stereotipi e ai pregiudizi sul peso.

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Una giornata contro le diete estreme

Il No diet day è anche l’occasione per promuovere stili di vita corretti, fondati su sane abitudini alimentari, e per contrastare le diete estreme e ossessive. Ma come possiamo sapere se stiamo seguendo una dieta troppo restrittiva? In un articolo della Cnn, le dietiste Jennifer Rollin, fondatrice dell'Eating Disorder Center a Rockville, nel Maryland, e Natalie Mokari hanno suggerito 3 domande da porsi riguardo alla propria dieta per evitare piani alimentari non sostenibili. 

Tre domande da porsi per evitare diete troppo restrittive

Un modo per valutare la propria dieta, come suggerito dalle due esperte, è chiedersi quanto spesso si pensa al cibo. “Quando si segue una dieta restrittiva, le persone tendono a essere ossessionate da ciò che hanno mangiato, da cosa mangeranno e dai rimorsi che provano dopo aver mangiato”, ha sottolineato Mokari. Un altro indicatore è valutare quanto si è rigidi nel seguire il proprio piano alimentare. “C’è differenza tra avere un piano alimentare che ci fa sentire bene e seguire una dieta in cui ci imponiamo regole rigide. Bisogna approcciarsi ad ogni alimento in modo equilibrato”, ha riferito Rollin. La terza domanda ha a che fare con gli alimenti di cui si è soliti privarsi nelle diete troppo restrittive ed è un interrogativo che aiuta a valutare se si è disposti a concedersi un po' di flessibilità nell’alimentazione: "Posso mangiarne un po’?"

 

Affidarsi ai professionisti ed evitare il fai da te

"Le diete troppo restrittive potrebbero non soddisfare il fabbisogno calorico o nutrizionale, oppure potrebbero incoraggiare le abbuffate e portare a relazioni malsane con il cibo e il corpo", ha sottolineato Rolling. In generale, "se in una dieta vengono esclusi interi gruppi alimentari, probabilmente si è di fronte a una dieta restrittiva”. La raccomandazione generale è sempre quella di affidarsi a professionisti se si intende perdere peso, evitando le diete fai da te, potenzialmente dannose per la salute.

 

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