Tumore ai polmoni, un nuovo farmaco sarebbe capace di fermare malattia

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Si chiama Lorlatinib e, nello specifico, è stato disegnato per superare la barriera ematoencefalica e agire a livello cerebrale, ma anche per essere attivo in pazienti precedentemente trattati con altre terapie

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C'è un nuovo farmaco capace di fermare il tumore ai polmoni in alcuni pazienti. Come riporta il Corriere della Sera, è disponibile anche in Italia questa nuova terapia. Capace di bloccare, anche per diversi anni, la progressione di una neoplasia ai polmoni in pazienti che già presentano metastasi cerebrali. Il nuovo farmaco non è destinato a tutte le persone con un carcinoma polmonare, ma solo ad alcune persone con caratteristiche molto particolari: "Primo, i pazienti con tumori ALK positivi sono mediamente giovani, per lo più sotto i 50 anni — le paroled di Silvia Novello, professore ordinario di Oncologia medica all'Università degli Studi di Torino e presidente di WALCE Onlus —. Secondo, sono in gran parte non tabagisti o ex che hanno smesso da molti anni; terzo, molti hanno metastasi cerebrali già al momento della diagnosi, perché questo sottotipo di neoplasia polmonare è molto aggressivo". (TUMORE AL POLMONE: VERSO TERAPIA PERSONALIZZATA GRAZIE ALL'IA - TUMORE AL POLMONE: SCREENING AUMENTA IL TASSO DI SOPRAVVIVENZA)

Il farmaco

Si chiama Lorlatinib e, nello specifico, è stato disegnato per superare la barriera ematoencefalica e agire a livello cerebrale, ma anche per essere attivo in pazienti precedentemente trattati con altre terapie (e la malattia è riuscita a mettere in atto dei meccanismi di resistenza). Due i fronti nei quali è stata concessa l'autorizzazione di Aifa: per i malati (adulti) con tumore non a piccole cellule avanzato, con traslocazione di ALK, non trattati in precedenza con altri farmaci della stessa categoria; per i malati che hanno già ricevuto cure specifiche alle quali non rispondono più. Dati alla mano, ogni giorno in Italia circa 115 persone scoprono di avere un tumore ai polmoni (per un totale di 44mila nuovi casi registrati nel 2023), che resta un difficile da trattare perché più del 70% dei pazienti arriva alla diagnosi tardi, quando la malattia è già in stadio avanzato.

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