In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Medicina poco inclusiva, la storia di Chidiebere Ibe che sfida il razzismo

Salute e Benessere

Beatrice Barbato

Lo sapete che la maggior parte delle illustrazioni nei libri di medicina di tutto il mondo ritrae persone bianche? Meno del 5% delle raffigurazioni raffigura persone nere e generalmente in contesti negativi, per esempio quando si parla di malattie sessualmente trasmissibili o gravi forme di malnutrizione. A richiamare l'attenzione sul tema è stato un giovane studente di medicina, Chidiebere Ibe, dopo aver illustrato una immagine, poi diventata virale online.

Il tuo browser non supporta HTML5

Condividi:

Ad aprire il dibattito sulla poca inclusività nel mondo della letteratura scientifica è stato un giovane studente di medicina di origini nigeriane, Chidiebere Ibe, classe 1996, dopo che ha postato sui social una sua illustrazione di un feto nero all’interno di un utero e che in poco tempo è diventata virale. 

 

"Per prima cosa è di estrema importanza quello che rappresentiamo, una pelle che non è bianca nella definizione medica - racconta a Sky tg24 Chidiebere - E nel creare queste illustrazioni non si tratta solo di usare la pelle nera, ma si tratta di creare un sistema dove ognuno possa essere considerato e ascoltato, dove le persone nere possano sentirsi considerate e ascoltate. So bene che creare illustrazioni dove ci sia una varietà di razze possa aprire una conversazione difficile. Prima le persone non erano abituate a parlare della loro esperienza con i medici, non erano disposte a parlare dei pregiudizi che avevano riscontrato in alcuni di loro.  Ma una volta che queste immagini sono state realizzate, le persone hanno iniziato ad avere il coraggio di parlare della loro esperienza personale con medici e con dermatologi".

Tra discriminazione e diagnosi non corrette

Non si parla solo di discriminazione dei pazienti, ma anche della mancanza di strumenti che consentano di effettuare diagnosi corrette.

 

"La maggior parte delle patologie dermatologiche - spiega Ibe -  si manifesta diversamente sulle persone nere rispetto alle persone bianche, ma durante la formazione medica le patologie vengono studiate solo nella loro manifestazione su una pelle bianca e questo fa sì che molti medici in Africa non riescano a riconoscere delle patologie comuni come la miliaria o la psoriasi sulla pelle nera, perché la maggior parte dei trattamenti sono pensati solo per la pelle bianca".

approfondimento

Tutti i video Voice di Sky Tg24

I saturimetri

Prendiamo ad esempio i saturimetri, strumenti che si utilizzano per misurare la concentrazione di ossigeno nel sangue e che sono stati indispensabili nella lotta al Covid.  Se il dispositivo, però, non viene calibrato per la pelle più scura, i risultati risultano sfalsati.

 

"A causa della maggior concentrazione di melanina nella pelle nera, i valori risulteranno differenti - spiega Chidiebere Ibe -  Se ci sono due pazienti con sintomi simili, mal di testa, febbre ecc.. il saturimetro darà risultati differenti in base alla pelle. Una persona nera risulterebbe in salute, una bianca no. E nonostante i sintomi, alla persona nera non verrebbe data alcuna attenzione proprio perché i valori riscontrati sembrerebbero essere buoni".

 

I pregiudizi nel mondo della medicina

Vitiligine, herpes labiale, infezioni toraciche, lesioni spinali, sono alcune delle patologie illustrate da Chidiebere che ha un obiettivo: cercare di dare a tutti il valore che meritano.

 

"Le donne nere incinte hanno tre volte più probabilità di morire rispetto a quelle bianche perché c’è questo particolare e tacito pregiudizio nei loro confronti - ci racconta Chidiebere - Spesso di fronte a una donna nera incinta si tende a pensare che sia stata vittima di stupro o abbia sopportato comunque molto dolore e quando delle madri lamentano dolori vengono spesso ignorate perché nere. Per questo è importante una simile forma di rappresentazione. Perché voglio creare un sistema dove tutti vengono considerati.  Immaginiamo che queste immagini vengano affisse negli ospedali, nelle cliniche, nei reparti maternità. Una donna nera che, entrando, vede una rappresentazione di se stessa appesa al muro, si sente considerata. E questo può migliorare il suo stato di salute durante la maternità. Perché se guardiamo alle statistiche, in termini di rappresentazione, sono meno del 5% le immagini che rappresentano persone nere in un contesto medico. Meno del 5%".

 

Il sogno di Chidiebere

È proprio la salute di donne e bambini al centro degli interessi e degli studi di Ibe, già laureato in Chimica e che si è avvicinato alla medicina dopo aver perso la madre a seguito di un intervento a un fibroma. Il suo sogno è quello di poter diventare un neurochirurgo pediatrico.

 

"La maggior parte delle illustrazioni nei testi di medicina che uso e che ho visto raffigurano persone bianche. È possibile a volte vedere anche persone nere, ma sempre in contesti negativi, per esempio quando si parla di malattie sessualmente trasmissibili o gravi forme di malnutrizione. Questa è una rappresentazione ingiusta e ne auspico una più equa e corretta - è l'augurio di Chidiebere Ibe - Prendiamo per esempio l’anemia, dovrebbe essere mostrata anche su persone nere, ma non è mai stato fatto. In buona sostanza non si vedono quasi mai immagini di persone nere nei testi di medicina, così come non se ne vedono di latinoamericani, asiatici o ispanici. C’è una grande disparità di rappresentazione e ci auguriamo che in un futuro prossimo questi testi di medicina vengano rivisti e aggiornati per essere più inclusivi".

approfondimento

Medicina poco inclusiva, la storia di Chidiebere che sfida il razzismo