
Covid e influenza australiana, il picco verso Natale: quali sono le differenze
Secondo gli esperti le due condizioni devono essere distinte, anche se di fatto le sintomatologie si sovrappongono. Le festività dei prossimi giorni sono indicate come la fase di massima diffusione dei contagi. Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e professore all'Università Statale di Milano, il picco dell'influenza sarà "nel periodo natalizio, quando si arriverà a 150mila casi giornalieri, per un totale stagionale di 10 milioni di casi a Capodanno"

Aumentano i ricoveri Covid sia nei reparti sia nelle terapie intensive, con i casi sottostimati del 50%, e cresce l'attenzione per l'influenza - detta australiana - il cui picco dovrebbe essere nelle feste di Natale. E intanto gli esperti lanciano l'allerta a non scambiare le due malattie, confondendo i sintomi e trattandoli in modo non adeguato dal punto di vista farmacologico. Con il rischio che le prossime festività natalizie vedano non solo un picco di casi di influenza, ma anche, come si teme negli Usa, di una nuova ondata di Covid
GUARDA IL VIDEO: Influenza australiana e Covid, quali sono i sintomi
Spiega il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca: "Le due condizioni devono essere distinte ma stiamo invece assistendo a un unico trattamento teso a ridurre la febbre e spesso all'utilizzo del tutto inappropriato di antibiotici, errato sia per Covid che per influenza”
Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato sulle notizie di salute
“Fare la diagnosi differenziata è molto difficile perché i sintomi di Covid e influenza sono simili ma non si esegue nemmeno il test. Basterebbe invece sottoporsi a un tampone antigenico rapido per diversificare i casi e i relativi trattamenti". Va considerato, ha detto ancora il virologo, che stanno avanzando nuove varianti, come BQ.1 e BQ.1.1, e al momento è probabile avere più casi di Covid-19 che di influenza", prosegue l’esperto
Covid, Gimbe: in rialzo decessi, ricoveri e terapie intensive in 7 giorni
Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e professore all'Università Statale di Milano, "il picco dell'influenza sarà nel periodo natalizio quando si arriverà a 150mila casi giornalieri, per un totale stagionale di 10 milioni di casi a Capodanno. Farà dei morti, come sempre. Il range delle persone che vengono a mancare per l'influenza vanno dai 5mila ai 20mila"
Covid e influenza, come riconoscerli: sintomi, differenze e punti in comune
L'influenza di stagione, caratterizzata da una febbre molto alta, sintomi respiratori e qualche volta gastroenterici, si sta infatti rivelando più aggressiva e pericolosa di quanto fosse possibile prevedere. Ad allarmare la Federazione italiana dei medici di medicina generale sono i dati della curva dell'epidemia influenzale, che mostrano una diffusione del virus enorme ed estremamente precoce

"Mai negli ultimi 15 anni abbiamo dovuto confrontarci con un picco influenzale paragonabile a quello che stiamo registrando in queste settimane", afferma il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti. "È vitale che i soggetti a rischio scelgano al più presto di vaccinarsi, altrimenti rischiamo di dover vivere mesi drammatici", aggiunge

Gli stessi medici prevedono che di questo passo si raggiungerà il picco addirittura prima di Natale. "Se il Covid ci ha insegnato che la fase di picco è quella oltre la quale inizia poi la discesa, è anche da considerare che scavallare la 'vetta', se non ci si protegge con il vaccino, potrebbe avere un prezzo molto alto in termini di vite", prosegue Scotti. Che conclude: "Guardando ai dati attuali, infatti, l'andamento fa pensare a un picco assai superiore a quello delle epidemie passate"

Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di emergenza urgenza, ha lanciato un appello ai cittadini proprio alla luce della situazione già critica e in vista di settimane che andranno peggiorando: "Per sintomi influenzali che durano da tre giorni, a meno che non si abbiano particolari fragilità , è sconsigliabile rivolgersi al pronto soccorso"

"Spesso - spiega - persone adulte, che non trovano risposta sul territorio, prese dal panico per una febbre alta o mal di testa che durano da tre giorni, si rivolgono al pronto soccorso. Ma così facendo vanno incontro a lunghe attese e rischiano di contagiarsi con altri virus. Il medico di famiglia è la figura più adatta cui rivolgersi, tenendo anche conto che la febbre in caso di influenza, è normale che possa durare cinque giorni"

C'è però un altro modo in cui i cittadini possono contribuire, ovvero vaccinarsi contro l'influenza. La vaccinazione è gratuita e raccomandata per over 60enni, malati cronici, donne incinta, bimbi da sei mesi a sei anni e operatori sociosanitari, ma è consigliata anche al resto della popolazione. "Chi ancora non lo ha fatto, può aderire alla campagna vaccinale con buone probabilità di evitare le complicanze della malattia e anche conseguenti accessi impropri in ospedale", - conclude De Iaco

Nello specifico, per quanto riguarda l'influenza, l'ondata è iniziata circa tre settimane fa: "Hanno cominciato ad arrivare in pronto soccorso prima i bambini ma ora si sta alzando l'età, che aumenterà durante le feste, tradizionale momento di scambio di virus tra generazioni, aggiunge De Iaco. Che precisa: "Rispetto al normale andamento delle epidemie influenzali, quest'anno siamo in anticipo di circa un mese. Vediamo numeri che pre pandemia si raggiungevano a metà gennaio"

A questo si aggiunge, come detto, l’aumento della circolazione del Covid-19, che va oltre i numeri ufficiali certificati dalla positività al tampone. "Molti arrivano con sintomi influenzali in pronto soccorso e scopriamo che è Covid solo al momento del tampone", continua De Iaco. "D'altronde, i sintomi oggi sono indistinguibili. E per i positivi abbiamo difficoltà a trovare spazi e personale per l'isolamento". Il problema infatti resta un nodo irrisolto

"A causa della carenza di posti in ospedale e della debolezza dell'assistenza sul territorio, i pazienti in attesa di ricovero bloccati in pronto soccorso crescono giorno per giorno. In molti casi abbiamo fino a 30-40-50 che aspettano, in pratica dei 'reparti fantasma'. Questo comporta ambulanze ferme perché non possono caricare barelle, ma anche personale stanco oltre l'esaurimento e pazienti esasperati", continua De Iaco

Di fatto, "non è più un'emergenza perché è tutto atteso ma non si fa nulla per evitarlo. Assistiamo a un collasso drammatico che denunciamo da tempo - conclude De Iaco - è incredibile la mancanza di provvedimenti"
Influenza, sintomi nei bimbi e quando serve andare in Pronto soccorso: guida dei pediatri