Tumore al seno, le procedure salva-fertilità non aumentano il rischio di recidiva

Salute e Benessere

Lo indica uno studio condotto dal Karolinska Institutet di Stoccolma, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Jama Oncology

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I timori che molte pazienti oncologiche con un tumore al seno nutrono nei confronti delle procedure per preservare la fertilità potrebbero essere infondati. Lo indica uno studio condotto dal Karolinska Institutet di Stoccolma, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Jama Oncology. Molte donne hanno paura che le procedure volte a salvaguardare la fertilità potrebbero incrementare il rischio di recidiva o morte, tuttavia i dati raccolti indicano che non sarebbe questo il caso.

 

“Quasi una donna su dieci affetta da cancro al seno è in età fertile e rischia di diventare sterile a causa della chemioterapia”, spiegano i ricercatori. Esistono alcune procedure che aiutano a evitare questo effetto collaterale, ma “non è insolito che le pazienti smettano di ricorrevi per paura che possano aumentare il rischio di recidiva o morte”, rivela Anna Marklund, la prima autrice dello studio.

L’impatto delle procedure salva-ferilità

Nel corso della ricerca, gli esperti hanno studiato l’impatto delle procedure salva-fertilità sul cancro, prendendo in esame 1.275 donne in età fertile trattare per tumore al seno, seguendole per cinque anni. Tra tutte le pazienti, 425 sono state sottoposte a procedure per la preservazione della fertilità con o senza stimolazione ormonale; le altre sono state trattate per il cancro, ma senza interventi di questo tipo. 

 

I risultati indicano che la percentuale di donne senza recidiva nel cinque anni è stata dell’89% tra quelle che hanno subito la stimolazione ormonale delle ovaie, dell’83% tra le donne con congelamento del tessuto ovarico e dell’82% tra quelle che non hanno subito procedure per conservare la fertilità. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni era del 96% nel gruppo sottoposto a stimolazione ormonale per congelare ovuli o embrioni, del 93% nel gruppo sottoposto a procedure la preservazione della fertilità che non era stato sottoposto a stimolazione ormonale e del 90% nel gruppo che non ha subito procedure di preservazione della fertilità.

 

Per Kenny Rodriguez-Wallber, un altro autore dello studio, “si tratta di informazioni preziose che possono contribuire a modificare i piani di cura quando si tratta di giovani donne con cancro al seno che vogliono preservare la loro fertilità”.

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