Raccolta sangue, con la pandemia -6,5% nei primi 3 mesi dell'anno

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Lo ha riferito il Centro Nazionale Sangue, sottolineando come il bilancio sia risultato particolarmente in calo nei mesi di gennaio e febbraio 2022, mentre a marzo si è assistito ad un ritorno ai livelli di dodici mesi prima

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La pandemia di coronavirus ha frenato, in Italia ma non solo, la raccolta del plasma, elemento fondamentale per la produzione di farmaci impiegati in numerose patologie. Lo ha riferito il Centro Nazionale Sangue, sottolineando come nei primi tre mesi dell'anno la quantità di plasma inviato alle aziende convenzionate per la produzione di medicinali plasmaderivati sia diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2021.

I dati relativi al primo trimestre del 2022

In particolare, il bilancio è risultato particolarmente deficitario nei mesi di gennaio e febbraio 2022, mentre a marzo si è assistito ad un ritorno ai livelli di dodici mesi prima. Analizzando nel dettaglio i dati, a gennaio sono stati raccolti 57.603 kg di plasma rispetto ai 64.535 dell'anno precedente, con un calo rilevato pari al 10,7%. A febbraio, invece, la raccolta si è fermata a 63.832 kg rispetto ai 70.911 del 2021, pari ad un -10%). A marzo, infine, si sono raggiunti i 205.650 kg rispetto ai 218.554 dell’anno precedente.

Plasmaderivati, l’importazione dall’estero

Tra l’altro, ha segnalato ancora il Centro Nazionale Sangue, nel 2021 il nostro Paese “ha speso 117 milioni di euro per acquistare sul mercato estero immunoglobuline, farmaci plasmaderivati che servono a trattare numerose patologie e che vengono prodotte tramite la lavorazione del plasma”. Il dato è stato diffuso in occasione del convegno scientifico internazionale dal titolo “The supply of plasma-derived medicinal products in the future of Europe”. Infatti, hanno rilevato gli esperti, a differenza di quanto succede con i globuli rossi, le donazioni di plasma non bastano per coprire il fabbisogno nazionale e così il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) è stato costretto a ricorrere al mercato estero per soddisfare le necessità dei pazienti italiani, rivolgendosi in particolar modo agli Stati Uniti. “Il valore dei medicinali plasmaderivati è inestimabile ma quando c'è di mezzo il mercato un prezzo da pagare c'è sempre. Questo perché il plasma donato è una risorsa strategica ma limitata”, ha sottolineato il direttore del Centro Nazionale Sangue, Vincenzo De Angelis. E lo stesso Centro ha segnalato come il problema della dipendenza dall'estero per i plasmaderivati non riguardi solo il nostro Paese, ma tutta l'Europa. Nel 2020, nell’Ue, si è infatti registrato uno scarto del 40% tra la domanda di immunoglobuline e il volume di plasma raccolto per la loro produzione.

  

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