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Metabolismo, scoperto nuovo meccanismo del tessuto adiposo bruno: lo studio

Salute e Benessere
©Ansa

Il TAB o tessuto adiposo bruno svolge una funzione antidiabetica e termogenica, “bruciando” i grassi. È particolarmente sviluppato nei neonati e riduce la sua attività col tempo, risultando poco attivo in individui obesi o con diabete di tipo 2. Lo studio, hanno spiegato i ricercatori coinvolti, potrà adesso far nuova luce sullo sviluppo di terapie contro diverse malattie metaboliche correlate all’età

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Un nuovo meccanismo di regolazione del tessuto adiposo bruno, basato sull’interazione degli adipociti (cellule deputate all’accumulo di grasso) con cellule immunitarie. Lo ha individuato un team di ricercatori italiani e stranieri, dimostrando come gli adipociti bruni, “quando stimolati a produrre calore a seguito di un’esposizione al freddo, espellono nell’ambiente extracellulare parti di mitocondrio danneggiate dal funzionamento massivo”. Lo riferisce il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), raccontando i dettagli dello studio i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Cell Metabolism”.

Il ruolo del tessuto adiposo bruno

La ricerca è stata coordinata da Katia Aquilano, a capo del laboratorio di Biochimica della Nutrizione, e da Daniele Lettieri-Barbato, che dirige quello di Fisiologia, entrambi parte del dipartimento di Biologia presso l’Università di Roma “Tor Vergata”, in collaborazione con Simona Arena, Giovanni Renzone e Andrea Scaloni dell'Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente Mediterraneo, e Valerio Chiurchiù dell'Istituto di Farmacologia Traslazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Al centro dello studio, come detto, il tessuto adiposo bruno (TAB), tessuto nel quale i grassi accumulati vengono bruciati con l’obiettivo di produrre calore. E’ presente in grande quantità soprattutto nei neonati, dove riveste un ruolo importante proprio nel mantenimento della temperatura corporea. Come spiegano gli esperti, è particolarmente ricco di “mitocondri”, ovvero organelli deputati alla produzione di calore, processo che si innesca attraverso l’azione di una proteina specifica, denominata “termogenina”. Il TAB, però, tende a perdere le proprie caratteristiche con il trascorrere del tempo e dell’età, sebbene resti attiva una residua attività termogenica, fondamentale nel preservare la salute metabolica. Per essere in funzione, infatti, il tessuto adiposo bruno fa uso delle riserve di grassi presenti all’interno degli adipociti bruni, del glucosio e di altri lipidi presenti nel sangue e li “brucia” all’interno dei mitocondri, producendo calore. La sua attività conduce dunque all’abbassamento dei livelli di glucosio e grassi nel sangue.

Come avviene il meccanismo individuato

In studi precedenti, tra l’altro, era stato sottolineato come individui obesi o con diabete di tipo 2 avessero un TAB poco attivo dal punto di vista termogenico, orientando l’interesse degli specialisti verso lo studio dei meccanismi che regolano tale attività, per mettere a punto nuove strategie per la cura. Attualmente, spiega ancora il Cnr, le cause della perdita di funzione del tessuto non sono state ancora delineate del tutto. Il meccanismo individuato nello studio, in quest’ottica, “avviene attraverso vescicole trasportatrici dedicate”, ha spiegato Aquilano. “Cellule immunitarie specializzate, i macrofagi, vengono poi richiamate all’interno del tessuto adiposo bruno agendo da veri e propri spazzini che si occupano di eliminare questo materiale di scarto, ‘mangiandolo’ attraverso il meccanismo della fagocitosi e successiva degradazione lisosomiale”. Secondo Lettieri-Barbato, infine, “se i macrofagi non rimuovessero questi detriti, questi ultimi danneggerebbero gli adipociti bruni, compromettendo così la loro attività metabolica e termogenica”.  In definitiva, ha proseguito, “comprendere le cause alla base dell’alterazione della funzione del tessuto adiposo bruno risulta di notevole importanza per lo sviluppo di terapie contro diverse malattie metaboliche correlate all’età”.

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