È quanto emerso da una ricerca, ripresa dal Guardian e non ancora sottoposta a revisione, secondo cui i piccoli roditori sarebbero la probabile fonte di un recente focolaio registrato a Hong Kong, che ha portato all'abbattimento di oltre 2.200 criceti
I criceti potrebbero trasmettere il Covid agli esseri umani, ma è molto improbabile che questo avvenga. La principale diffusione del virus rimane quella da uomo a uomo. È quanto emerso da un nuovo studio non ancora sottoposto a revisione, e ripreso dal Guardian, secondo cui i criceti sarebbero la probabile fonte di un recente focolaio registrato a Hong Kong, che ha portato all'abbattimento di oltre 2.200 piccoli roditori. Tuttavia, secondo i virologi, sebbene il commercio di animali domestici possa fornire una via per la diffusione virale, è improbabile che i criceti rappresentino una minaccia per i loro proprietari. (COVID: LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)
Criceti positivi al Covid a Hong Kong
La preoccupazione
che i criceti possano anche essere in grado di trasmettere il Covid-19
agli esseri umani è emersa per la prima volta lo scorso 15 gennaio,
quando una dipendente di negozio di animali a Causeway Bay è risultata positiva alla variante Delta del Sars-CoV-2.
Nei giorni successivi sono risultati positivi anche un addetto alla
pulizia delle gabbie dei criceti, una donna che si era recata nel
negozio, e dei famigliari della dipendente. In risposta, i funzionari
della sanità pubblica hanno sottoposto al test per verificare la
presenza del coronavirus centinaia di roditori nel negozio di animali e
nel magazzino che lo riforniva, trovando materiale genetico virale o
anticorpi in 15 criceti. In particolare sono state segnalate come
sospette due importazioni di criceti dall'Olanda del 22 dicembre e 7
gennaio.
Lo studio sui criceti
La vicenda è stata
poi approfondita da uno studio condotto dal professore Leo Poon,
virologo dell'Università di Hong Kong. Come riporta la fonte,
dall'analisi è emerso che "i criceti contagiati erano positivi alla
variante Delta del Sars-CoV-2
e che la natura delle mutazioni contenute in questi virus suggeriva che
la trasmissione fosse in corso da tempo, forse da metà novembre".
L'analisi dei campioni della dipendente del negozio di animali e della
cliente risultate positive al coronavirus "ha suggerito che i loro virus
erano strettamente correlati a quelli trovati nei criceti, ma che era
improbabile che si fossero trasmesse l'infezione l'un l'altra". Lo
studio è il primo a fornire prove che i criceti possano trasmettere il
virus agli esseri umani, così come ad altri piccoli roditori.
"Sia i
risultati genetici che quelli epidemiologici suggeriscono fortemente che
c'erano due trasmissioni indipendenti da criceto a uomo e che tali
eventi possono portare a una trasmissione umana successiva", ha spiegato
Poon. "L'importazione di criceti infetti era la fonte più probabile di
infezione da virus".