Covid, Abrignani a Sky TG24: "Con questi vaccini quarta dose non serve"

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Lo ha dichiarato, in un'intervista a Timeline, Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano e membro del Cts. "Diverso è se si farà un vaccino specifico contro una variante e allora non sarà una quarta dose, ma come quello contro l'influenza sarà un vaccino nuovo e si farà ogni anno", ha aggiunto

La quarte dose "immunologicamente con questo vaccino anti-Covid non serve, e non si sa quando servirà. Diverso è se si farà un vaccino specifico contro una variante e allora non sarà una quarta dose, ma come quello contro l'influenza sarà un vaccino nuovo e si farà ogni anno". Lo ha dichiarato, in un'intervista a Timeline su Sky TG24, Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts), descrivendo i possibili scenari relativi al futuro andamento della pandemia di Covid-19 e della campagna di vaccinazione. (COVID: LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)

Abrignani: "In caso si valuterà nuovo vaccino contro variante Omicron"

Abrignani ritiene che ci "sia stata una forma di isteria sull’inseguire” la somministrazione di una quarta dose ravvicinata. "L’ha fatta Israele, anche se poi ha parzialmente cambiato, decidendo di farla soltanto per i più fragili, gli immunocompromessi. L’Ema ha detto che non serve la quarta dose", ha spiegato. Tuttavia, ha aggiunto, "se invece dovessimo scoprire che il vaccino contro la variante Omicron è in grado di proteggerci dall’infezione al 97-98%, allora in futuro si potrà pensare, così come per l’influenza, ad una nuova dose".   

"Quarantena 5 giorni senza dosi rischio calcolato"

In merito alla scelta di ridurre da dieci a cinque giorni la quarantena per le persone non vaccinate (o che abbiano effettuato solo il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni) che sono entrate in contatto stretto con una persona positiva, il membro del Cts ha spiegato che la decisione è stata presa sulla base del fatto che "Omicron si manifesta entro 48-72 ore" e data la necessità di "contemplare una mitigazione del rischio e mantenere una vita normale". "È un rischio diciamo così calcolato, sappiamo che qualcuno può essere infettivo anche dopo, però sicuramente molto meno che con altre varianti", ha sottolineato.  

"Endemia prossimo inverno, meno nuovi casi"

Delineando i possibili scenari relativi al futuro andamento della pandemia di Covid-19, Abrignani ha poi riferito che, a suo parere, "nel prossimo inverno ci sarà una circolazione di Omicron che,  tra vaccinazioni e persone che si sono già infettate, causerà nuovi casi ma dovrebbe essere più che altro come un'influenza". "La stima delle persone che hanno già incontrato il virus è intorno ai 15 milioni. Il virus non sparirà, avremo un'endemizzazione, una circolazione con un minore numero di casi, più o meno com'è l'influenza, è lo scenario più probabile e sarà questa la normalizzazione - ha aggiunto -. Questo virus è imprevedibile ma una variante più infettiva di Omicron è altamente improbabile che si sviluppi. È il governo che fa le scelte, ma tutte le scelte fatte tengono conto delle curve di caduta della pandemia, è ragionevole pensare che vi sarà una discesa di nuovi casi e di tutti gli altri parametri. Se così non dovesse essere si correrà ai ripari, ma tutto lascia prevedere che l'andamento sia questo".

 

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