A provocare la dissociazione tra ciò che realmente si vede e ciò si pensa di vedere sarebbero le onde cerebrali alfa, connesse all'attenzione e alla concentrazione. È quanto emerso da una ricerca italiana coordinata dall'Università di Bologna
Un nuovo studio coordinato dell'Università di Bologna ha scoperto il possibile regista dei falsi ricordi, un fenomeno noto da tempo per cui talvolta si hanno ricordi, anche dettagliati, che discostano parzialmente o totalmente da quanto realmente accaduto. Come descritto sulle pagine della rivista specialista Current Biology, i risultati della ricerca italiana, condotta in collaborazione con la Ausl di Bologna e l’Università di Glasgow (Regno Unito), dimostrano che a provocare la dissociazione tra ciò che realmente si vede e ciò si pensa di vedere sarebbero le onde cerebrali alfa, ovvero le onde cerebrali della corteccia visiva posteriore, connesse all'attenzione e alla concentrazione.
La scoperta nel dettaglio
In particolare, l'analisi ha
dimostrato per la prima volta che la percezione oggettiva delle
informazioni visive e la loro interpretazione soggettiva dipendono dalla
frequenza e dall'ampiezza di queste onde.
La scoperta, secondo i
ricercatori, potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi
trattamenti destinati a pazienti neurologici e psichiatrici affetti da
alterazioni della coscienza. "Diverse alterazioni della coscienza, come
confabulazioni e false memorie, possono essere spiegate attraverso una
ridotta integrazione tra componenti soggettive e oggettive
dell'esperienza, e allo stesso modo la dissociazione tra
rappresentazione interna e realtà esterna che si osserva nei pazienti
schizofrenici potrebbe trovare la sua radice nella mancata comunicazione
tra questi processi di base", ha spiegato il coordinatore del team
diricerca, Vincenzo Romei, del dipartimento di Psicologia
dell'Università di Bologna. "Il nostro studio - ha aggiunto -
rappresenta un passo importante per comprendere le alterazioni della
coscienza in pazienti neurologici e psichiatrici, e sviluppare quindi nuovi trattamenti di precisione che possano aumentare l'integrazione di questi processi".
Lo studio su 92 persone
La scoperta è frutto di un elaborato studio che ha coinvolto 92 persone. I partecipanti sono stati sottoposti ad un compito di attenzione visiva, mentre, tramite elettroencefalografia ad alta densità, venivano registrate le oscillazioni delle loro onde cerebrali. Il team di ricerca è così riuscito a isolare i due processi che avvengono quando si osserva qualcosa: uno più oggettivo e accurato, legato alla velocità delle oscillazioni cerebrali alfa; e uno più soggettivo, che dipende dall'ampiezza delle oscillazioni. In un secondo test, tramite la stimolazione magnetica transcranica, che permette di manipolare direttamente le oscillazioni cerebrali, i ricercatori hanno dimostrato che variazioni nella velocità e nell'ampiezza delle oscillazioni alfa corrispondono a cambiamenti nell'accuratezza e nel grado di sicurezza con cui una persona percepisce un’immagine.