Scoperto un nuovo possibile biomarcatore della depressione

Salute e Benessere

Si tratta dell'adenilato ciclasi, una piccola molecola che viene prodotta in risposta a neurotrasmettitori come la serotonina e l'adrenalina

Un esame del sangue potrà servire per diagnosticare la depressione e per determinare quanto sono efficaci i trattamenti farmacologici prescritti a ogni soggetto. È quanto emerso da un nuovo studio condotto da un team di ricerca dell'Università dell'Illinois a Chicago, pubblicato su Molecular Psychiatry, che ha identificato un nuovo biomarcatore del disturbo psichico. Si tratta dell'adenilato ciclasi, una piccola molecola che si trova all'interno delle piastrine e che viene prodotta in risposta a neurotrasmettitori come la serotonina e l'adrenalina.

Lo studio nel dettaglio

Quando si è depressi, il livello di questa molecola è particolarmente basso a causa del blocco di una proteina, la Gs alfa, ha spiegato Mark Rasenick, ricercatore che ha condotto lo studio.  
"Quello che abbiamo sviluppato è un test che non solo può indicare la presenza di depressione, ma può anche indicare una risposta terapeutica con un singolo biomarcatore", ha aggiunto Rasenick.

Possibili applicazioni

Secondo i ricercatori dell'Università dell'Illinois tramite questo esame del sangue sarebbe potenzialmente possibile valutare se le terapie antidepressive stanno funzionando, anche già una settimana dopo l'inizio del trattamento. "Poiché le piastrine si trasformano in una settimana, si vedrebbe un cambiamento nelle persone che stanno per migliorare", ha spiegato Rasenick sottolineando che, al momento, per determinare se gli antidepressivi stanno funzionando sono necessarie in media diverse settimane, talvolta mesi. I risultati emersi dallo studio, dunque, oltre a rappresentare un passo importante verso una medicina personalizzata, potrebbero rivoluzionare sia la diagnostica sia la terapia contro la depressione.

Depressione, nuovo trattamento promette di ridurre i sintomi: lo studio

Tra le ultime novità del settore, i ricercatori della Stanford University School of Medicine hanno messo a punto un nuovo tipo di stimolazione cerebrale magnetica che potrebbe consentire un rapido miglioramento dei sintomi di depressione grave. Secondo gli esperti il trattamento, noto anche come terapia di neuromodulazione intelligente accelerata di Stanford (SAINT), avrebbe un'efficacia in quasi l'80% dei pazienti.

 

E' boom delle diagnosi di depressione che fanno impennare anche consumo di farmaci antidepressivi: sono triplicati i casi trattati in USA tra 1987-1997 e cosi l'uso di antidepressivi. Ma il mondo non Ë sempre pi˘ depresso, come tanti dati epidemiologici, spesso confusi, vogliono farlo apparire: molti di quei casi 'bollati' come depressione potrebbero in realt‡ essere non altro che condizioni momentanee di tristezza, pessimismo dovute a situazioni e/o all'indole individuale. Siamo di fronte a una "pandemia" fittizia di depressione, spiega lo psichiatra Paolo Cioni, responsabile di un servizio di salute mentale presso la ASL e docente alla Scuola di Specializzazione in Psichiatria di Firenze in occasione del Convegno 'Ai confini della mente e oltre' oggi a Milano, dovuta soprattutto a criteri diagnostici ancora troppo vaghi che possono far rientrare in una diagnosi di depressione anche stati d'animo di per sÈ non patologici. Eppure, spiega Cioni, oggi potremmo avvalerci di metodi diagnostici pi˘ obiettivi, indici psicofisiologici per la validazione del quadro clinico di depressione come la presenza di profonde alterazioni della qualit‡ del sonno, rilevabili con un elettronecefalogramma (EEG). 
ANSA/LUCIANO DEL CASTILLO

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