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Tumore della prostata, nuove speranze dai “superfarmaci”

Salute e Benessere
©Ansa

Se ne è discusso nel corso del 94esimo congresso della Società Italiana di Urologia. L’attenzione degli esperti è andata, in particolare, sul bersaglio delle medicine recente approvate negli Usa nell’ambito delle terapie contro il tumore alla prostata, ovvero la proteina Parp, che permette alle cellule tumorali di funzionare in modo corretto e di sopravvivere

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Arrivano da nuovi farmaci, che negli Stati Uniti hanno avuto il via libera dalla Food and Drug Administration (Fda), le ultime speranze contro il tumore della prostata, una tra le più comuni patologie oncologiche rilevate negli uomini over 65 che, solo in Italia, riguarda ogni anno 44.000 pazienti e per cui si stima che, dopo i 40 anni, un uomo su 15 sviluppi la neoplasia. Se ne è discusso nel corso del 94esimo congresso della Società Italiana di Urologia, con un focus particolare proprio sul bersaglio delle medicine approvate negli Usa, ovvero la proteina Parp, che permette alle cellule tumorali di funzionare in modo corretto e di sopravvivere.

Le alterazioni genetiche nelle forme avanzate della malattia

In particolare, hanno segnalato gli esperti, la proteina Parp, insieme al gene Brca2, ha un ruolo specifico. In sostanza, quello “di riparare i danni del Dna, permettendo il corretto funzionamento della cellula. I tumori in cui questo gene non funziona accumulano più alterazioni, diventando più aggressivi e in grado di sopravvivere più a lungo”, come sottolineato da Giuseppe Carrieri, professore ordinario di Urologia presso l'Università di Foggia. Nel tumore della prostata, soprattutto quello in fase metastatica e resistente alla terapia ormonale, uno dei geni le cui alterazioni sono riferite allo sviluppo della patologia è proprio il Brca2. Per questo motivo, “identificare le mutazioni di questo gene è fondamentale nelle forme avanzate della malattia, poiché il tumore diventa un bersaglio sensibile a nuovi farmaci chiamati inibitori di Parp”, ha aggiunto Carrieri. Ma se, nell’ambito dei trattamenti, si utilizzano farmaci che impediscono alla proteina Parp di svolgere il proprio ruolo “riparatore”, gli esperti hanno confermato come le cellule tumorali già con un'alterazione del gene Brca2, non funzionino più in maniera corretta, andando così incontro alla morte.

Il ruolo degli inibitori della proteina Parp

Una nota significativa emersa dalle discussioni degli esperti, è che proprio gli inibitori di Parp si sono dimostrati efficaci sia in pazienti con mutazioni solo nelle cellule tumorali e sia in quelli con alterazioni presenti sia nelle cellule sane che in quelle tumorali, tipiche di alcune neoplasie con una predisposizione genetica familiare (mammella, ovaio e in alcuni casi anche in quello della prostata), pure dopo il fallimento delle terapie convenzionali. In quest’ottica, l'Fda americana ha approvato di recente il principio attivo “olaparib”, anche se attualmente sono in fase di sperimentazione differenti molecole della stessa classe.

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