Vaiolo delle scimmie, in Cina morto primo paziente colpito dal virus

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Lo hanno comunicato gli esperti del Chinese Center for Disease Control and Prevention. Si tratta del primo caso nel Paese, vittima un veterinario di 53 anni deceduto lo scorso maggio, dopo aver dissezionato le carcasse di due scimmie all’inizio di marzo

In Cina è morto il primo paziente che ha contratto il cosiddetto “vaiolo delle scimmie” o “Monkey B Virus” (BV), un virus piuttosto simile al vaiolo, ma meno grave. La notizia, ripresa da alcuni siti di informazione internazionale, è stata diffusa sabato scorso dal Chinese Center for Disease Control and Prevention. La vittima, deceduta lo scorso maggio, è un uomo di 53 anni, un veterinario di Pechino. L’uomo, come riporta il “The Indian Express” tra gli altri, lavorava per un istituto di ricerca sui primati non umani ed ha iniziato a mostrare i primi sintomi con nausea e vomito ad aprile, dopo aver dissezionato le carcasse di due scimmie all'inizio di marzo. Gli esperti hanno segnalato che non erano state rilevate prima di questo caso altre infezioni da BV fatali o anche clinicamente evidenti nel Paese, e quindi il caso del veterinario rappresenta a tutti gli effetti il primo di infezione umana, legata al virus, identificato in Cina.

Le caratteristiche del virus

Ma cos’è il “vaiolo delle scimmie”? Identificato per la prima volta nel 1932, il virus ha infettato in tutto solo 50 persone fino al 2020, di cui 21 sono decedute. Si tratta di un alfaherpesvirus enzootico presente in individui del genere “macaca”. Si tratta, spiega ancora la testata indiana, dell'unico herpesvirus delle scimmie identificato che mostra una grave patogenicità anche negli esseri umani. Il virus può essere trasmesso per contatto diretto o attraverso lo scambio di secrezioni corporee. La mortalità è alta, con un tasso del 70-80% di decessi. Secondo il Chinese Center for Disease Control and Prevention, i macachi sono comunemente vettore di questo virus che può essere rinvenuto nella loro saliva, nelle feci, nelle urine o ancora nel tessuto cerebrale o in quello del midollo spinale. Secondo gli esperti, il virus può sopravvivere per ore sulle superfici, in particolare se umide. L’uomo, dicono ancora gli studiosi, può esserne infettato se morso o graffiato da una scimmia infetta, se il virus viene a contatto con lacerazioni della pelle o con occhi, naso o bocca o ancora se viene a contatto con il cranio, il cervello o il midollo spinale di una scimmia portatrice del virus.

I sintomi

I sintomi, secondo il Cdc cinese, in genere iniziano entro un mese dall'esposizione al virus, ma potrebbero comparire anche nell’arco di una settimana. Le prime indicazioni di infezione da “Monkey B Virus” sono tipicamente simili a sintomi simil-influenzali come febbre e brividi, dolori muscolari, affaticamento e mal di testa, a seguito dei quali una persona infetta può sviluppare piccole vesciche nell'area del corpo che è venuta in contatto con la scimmia. Altri sintomi dell'infezione possono comprendere mancanza di respiro, nausea e vomito o anche dolore addominale. Con il progredire della malattia, dicono gli esperti, il virus si diffonde e provoca infiammazione conducendo a sintomi come intorpidimento, prurito diffuso nell’area in cui è avvenuta l’infezione, oltre a problemi legati alla coordinazione muscolare. Sono possibili anche gravi danni al sistema nervoso e, in casi estremi, la morte.

Nessun vaccino esistente contro il virus

Attualmente, sottolineano in conclusione gli studiosi, non esistono vaccini in grado di proteggere dall'infezione del “vaiolo delle scimmie”, con il virus che può rappresentare una potenziale minaccia per gli operatori del settore, come i veterinari o comunque coloro che possono essere esposti alle scimmie o ai campioni che ne derivano. Per quanto riguarda la trasmissione uomo-uomo, ad oggi è stato documentato solo un caso di una persona infetta che ha diffuso il virus ad un altro paziente.

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