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Covid, Pregliasco: "Mascherina come occhiali sole usarla quando serve"

Salute e Benessere

Lo ha dichiarato, in un intervento ad Agorà su Rai Tre, Fabrizio Pregliasco, professore dell'Università di Milano, commentando lo stop all'obbligo di indossare le mascherine all'aperto, a partire dal 28 giugno

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"La mascherina è utile, ma all'aperto le infezioni non sono frequenti, quindi toglierla è una decisione politico-tecnica. La mia idea di "abbronzatura con la mascherina" aveva senso in termini precauzionali ma era un po' una provocazione. Questo dispositivo di protezione dovrebbe diventare un accessorio come gli occhiali da sole, da utilizzare quando serve". Lo ha dichiarato, in un intervento ad Agorà su Rai Tre, Fabrizio Pregliasco, professore dell'Università di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico della Regione Lombardia, commentando lo stop all'obbligo di indossare le mascherine all'aperto, a partire dal 28 giugno. (VACCINO COVID: DATI E GRAFICI SULLE SOMMINISTRAZIONI IN ITALIA, REGIONE PER REGIONE)

Mascherina, Pregliasco: "Va riposta in modo corretto. Serve attenzione"

Riguardo alla gestione della mascherina e al suo corretto utilizzo, Pregliasco ha poi precisato che, "proprio come gli occhiali da sole va riposta in modo corretto quando non si usa: ci vuole attenzione rispetto al rischio di contaminazione. Nella parte superficiale ci può essere virus intrappolato, e utilizzarla male è come distribuirselo da soli".

"In Uk vediamo ciò che potrebbe accadere qui"

Commentando la situazione epidemiologica del Regno Unito, dove si è registrato un nuovo aumento dei contagi a fronte della diffusione della variante Delta, Pregliasco ha dichiarato: "La situazione del Regno Unito è un'anticipazione di quanto potrebbe accadere in Italia". Gli inglesi, "hanno vaccinato prima di noi e aperto prima di noi. Questo ha fatto accumulare più contatti e ogni occasione di contatto implica aumenti di contagi", ha dichiarato, confrontando la situazione italiana e inglese rispetto alla pandemia Covid. Quello che invece in Gran Bretagna fanno, diversamente da noi, è un ampio numero di sequenziamenti delle varianti. "La variante Delta in Italia temo sia sottostimata - ha spiegato Pregliasco - perché ad oggi facciamo solo una piccola proporzione di sequenziamenti sui campioni. Ce ne sono 678 di varianti finora rilevate nei database informatici, alcune non sono rilevanti dal punto di vista funzionale, ma, vista la riduzione dell'incidenza della malattia, l'obiettivo sarebbe idealmente ora sequenziare tutti i campioni". Sono varianti, "che finora non bucano il vaccino ma fare un tracciamento molecolare riesce a individuare la catena di contagio e rallentare la trasmissione", ha concluso il professore dell'Università di Milano.

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