Demografia, livelli "estremi" in Italia: invecchiata e senza figli

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È il quadro delineato il 3 giugno a Roma, al Cnel, in occasione della presentazione del Rapporto Scientifico sulla Popolazione, realizzato dall'Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione

L'Italia è un Paese con livelli demografici estremi, da record: la struttura invecchiata per età, la bassa fecondità, la lunga transizione dei giovani allo stato adulto, i forti legami familiari, la lunga durata della vita, la veloce crescita della popolazione straniera. È il quadro delineato il 3 giugno a Roma, al Cnel, in occasione della presentazione del Rapporto Scientifico sulla Popolazione, realizzato dall'Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione. All'incontro sono intervenuti   Tiziano Treu, presidente Cnel, Cecilia Tomassini, consigliera Cnel e vicepresidente Aisp; Keynote di Dubravka Šuica, vicepresidente Commissione Europea - Commissario per la democrazia e la demografia, Gianna Fracassi, vicepresidente Cnel e Francesco Billari, presidente Aisp. Nello specifico, dal report è emerso che le nascite sono la "componente che è più direttamente, e stabilmente, connessa con l'eccezionalismo demografico italiano: Il minimo storico raggiunto nel 2020 con 404.000 nati si è sovrapposto al baby bustindotto indotto dal Covid-19 ha solo accelerato ulteriormente una crisi già in atto".

Nascite: tre fasi in 20 anni

In particolare, l'andamento delle nascite durante il ventennio è caratterizzato da tre periodi. Il primo di ripresa, dal minimo da record mondiale di lowest-low fertility del 1995 (1,19 figli per donna) fino al periodo della Grande Recessione, con un picco di 1,46 figli per donna nel 2010. C'è poi una fase "dell'incertezza", con un declino e un nuovo minimo nel 2019 (1,27 in totale, e 1,18 per le donne italiane). "Non è un caso che la dimensione della famiglia sia associata inequivocabilmente al rischio di povertà, in modo particolare nel nostro Paese. Cambiano i comportamenti familiari, ma il welfare italiano rimane eccezionale, in senso negativo, nell'incapacità di sostenere le famiglie numerose", ha spiegato la consigliera Tomassini.

Speranza di vita alla nascita: frenata nel 2020

Il rapporto segnala, inoltre, che l'Italia ha mostrato nel tempo un evidente progresso della speranza di vita alla nascita, (seppur con importanti differenze sociali nella mortalità), con un picco nel 2018, quando sono stati superati gli 83 anni. Il 2020, come precisato in una nota "è stato indelebilmente segnato dal Covid-19, con un incremento nel numero di decessi superiore ai 100.000, rispetto alla media dei cinque anni precedenti".

Crescita popolazione sostenuta da aumento immigrazione

Nel corso dell'appuntamento è emerso anche come la crescita della popolazione italiana, fino al picco storico del 2015, sia "stata sostenuta negli ultimi anni in modo particolare dall'incremento dell'immigrazione, con un cambio stabile nel segno del «saldo migratorio» (differenza tra immigrati ed emigrati nel corso di un anno), che diviene da negativo a positivo nel corso degli anni '90 del secolo scorso". In particolare, il report segnala che l'andamento dei movimenti migratori nell'ultimo ventennio contribuisce a quadruplicare la popolazione straniera residente, che raggiunge una quota dell'8,8% al primo gennaio 2020.

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