Lo ha riferito, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni congiunte di Salute e Istruzione del Senato, il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico (Cts), Franco Locatelli, confermando che “fortunatamente il prezzo pagato in termini di vite perse nella popolazione pediatrica è stato di 19 pazienti sotto i 18 anni”. Importante poi, "l'attivazione di percorsi vaccinali, una volta che siano approvati dall'Agenzia del farmaco, anche per la popolazione pediatrica"
"Nella popolazione pediatrica il rischio di andare incontro ad una patologia grave da Covid è contenuto, se non irrilevante”. Lo ha riferito, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni congiunte di Salute e Istruzione del Senato, il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico (Cts), Franco Locatelli. “Per tutto questo fortunatamente il prezzo pagato in termini di vite perse nella popolazione pediatrica è stato di 19 pazienti sotto i 18 anni che hanno perso la vita quando spesso c'era una patologia concomitante", ha detto. I giovanissimi, ha poi aggiunto, "possono però essere esposti a stress in seguito alle misure per contenere la pandemia".
"Vaccini ai giovani per la scuola il prossimo anno"
Soprattutto in vista della ripresa effettiva della scuola, ha continuato il presidente del Cts, "il prossimo anno, è importante mettere in campo strumenti per una didattica in presenza significativamente maggiore rispetto agli ultimi due anni, con un occhio particolare a quanto attiene il trasporto pubblico locale e con l'attivazione di percorsi vaccinali, una volta che siano approvati dall'Agenzia del farmaco, anche per la popolazione pediatrica", ha detto.
Gli effetti della pandemia sui giovani
"L'età scolare e adolescenziale sono particolarmente delicate: l'interruzione della didattica in presenza se può essere compensata dalla Dad, induce comunque una deprivazione del tipo sociale ed emozionale le cui conseguenze non devono essere sottovalutate", ha poi continuato Locatelli., parlando degli effetti di questa pandemia e delle sue conseguenze. Questi, ha proseguito, "saranno stimabili solo attraverso un adeguato intervallo temporale", sebbene siano già presenti nei giovanissimi "sintomi da ansia e sintomi legati alla depressione: per esempio la paura di ammalarsi, che i cari si ammalino, di perdere il contatto con gli amici", ha riferito ancora. In particolare, "la depressione si manifesta nei mesi successivi alle prime restrizioni con una perdita di motivazione e di scopo associata alla difficoltà di vedere una via di uscita", ha spiegato. Per quanto riguarda i bambini, poi, "anche il modo di giocare è cambiato, sia per i luoghi di gioco sia per la tipologia di gioco. Vi è un incremento del tempo di utilizzo di strumenti informatici, fattore che può contribuire a sviluppare fenomeni di isolamento sociale", ha sottolineato.
Una generazione "meritevole di attenzione"
"Malati no" ma siamo di fronte ad una "generazione meritevole di particolare attenzione, vigilanza e interventi mirati: è una generazione che per un periodo temporale non breve è andata incontro a una deprivazione sociale significativa", ha affermato Locatelli. "Nel Paese, lo dico senza polemica, c'è stata significativa eterogeneità a livello regionale, con alcuni territori che hanno spinto sulla Dad anche al di fuori delle indicazioni che venivano a livello nazionale: in queste aree l'attenzione dovrà essere particolarmente sviluppata".
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"Prolungandosi nel tempo la pandemia, c'è stato un impatto sulle giovani generazioni con una interruzione di socialità, affettività e didattica", ha confermato il numero uno del Cts. "Queste generazioni hanno un percorso con qualche somiglianza a eventi drammatici come la guerra. Non c'è l'impatto evidente della distruzione della guerra ma c'è la percezione di un qualcosa che ha interrotto dei percorsi che andranno adeguatamente ripristinati", ha spiegato. "La fascia più critica è quella degli adolescenti, i piccoli si contagiano meno. Serve una attività educativa e formativa sul pre e il post scuola: serve un patto generazionale con gli adolescenti", ha continuato Locatelli, non escludendo che questa situazione possa contribuire a problematiche legate a disturbi della vista nei giovani, in conseguenza della Dad. Un altro tema connesso, riguarda poi il rischio obesità. "Lo stress influisce sul comportamento e la salute mentale e anche sui meccanismi che riguardano i bisogni primari, con un regime alimentare scomposto. Tutto questo nel tempo può contribuire allo sviluppo di obesità a breve e a lungo termine", ha detto.