In Evidenza
Altre sezioni
altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Lombardia, Pregliasco a Sky TG24: "Scuole chiuse per diffusione coronavirus tra giovani"

Salute e Benessere

Lo ha dichiarato il virologo dell’Università degli studi di Milano e membro del Cts, in un'intervista a "Buongiorno". Quanto all'indice Rt, Pregliasco teme che "sia molto alto, vicino a quel limite che potrebbe portare la Lombardia, ma anche altre Regioni, in zona rossa". "Vedremo il calcolo nazionale, speriamo che non si arrivi ad un Rt sopra l’1,25. Siamo con il fiato sospeso”, ha aggiunto

Condividi:

Scuole chiuse in Lombardia, che da oggi è entrata in zona arancione scuro, come disposto dall'ordinanza del 4 marzo a firma del presidente della Regione, Attilio Fontana.  (COVID: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEL CONTAGIO - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA
La chiusura delle scuole è dipesa “dall’incremento quantitativo di casi di Covid-19 in diverse provincie della Lombardia, ma soprattutto dalla presenza massiccia di casi nelle fasce dei più giovani, con l’abbassamento della media generale sotto i 44 anni, e tantissimi casi tra i 13 e i 19 anni ma anche nei più piccoli. Casi nella stragrande maggioranza senza sintomi, ma ovviamente con un grande rischio di diffusione, come si è visto, nei focolai familiari”. Lo ha dichiarato Fabrizio Pregliasco, membro del Cts e virologo dell’Università degli studi di Milano, in un'intervista a "Buongiorno" su Sky TG24.

La situazione in Lombardia

Commentando gli ultimi numeri dell'emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus in Lombardia, Pregliasco ha dichiarato: “Il dato in crescita da tre settimane del 20-30% di casi in più ci porta a vedere la situazione come un po' la rampa della seconda ondata di ottobre. Dobbiamo evitare assolutamente che questo accada, nella speranza che questi interventi restrittivi, che sicuramente infastidiscono le famiglie e tutti noi, siano ancora necessari per far continuare la campagna di vaccinazione che dal mese di aprile, credo, potrà dare quella possibile protezione elevata che ci aspettiamo”.
È chiaro, ha aggiunto il direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, "che oltre al Dpcm è importante una responsabilità personale perché la situazione attuale è tale che ogni contatto va considerato a rischio. Noi dobbiamo quindi gestire i contatti al di là delle disposizioni e blocchi perché la diffusione è ormai ampia fra i giovani e facilita la catena dei contagi”.

Pregliasco: "Ritardi degli interventi frutto di compromessi politici"

Spiegando le ragioni per cui non si sono prese prima queste misure di contenimento rispetto alla circolazione del virus, Pregliasco ha dichiarato: “È una decisione difficile per quella quota di popolazione che si sente in difficoltà e che fa sentire la sua voce. Purtroppo le decisioni politiche sono sempre un compromesso fra la fattibilità e l’accettazione. Spero davvero che questi interventi seppur forse tardivi possano essere efficaci”.

Pregliasco: "Risultati zona arancione scuro non immediati"

Pregliasco ha poi sottolineando che i numeri sono in peggioramento non solo per la Lombardia, ma anche per Emilia-Romagna e Campania. "Speriamo che per la Lombardia questi interventi possano contenere la diffusione, anche se i risultati di un arancione rinforzato non sono immediati”, ha aggiunto virologo dell’Università di Milano.

Pregliasco: "Per l'Rt nazionale siamo con il fiato sospeso"

Quanto all'indice Rt, il virologo teme che "sia molto alto, vicino a quel limite che potrebbe portare la Lombardia, ma anche altre Regioni, in zona rossa, proprio alla luce di questo coinvolgimento dei giovani a causa della presenza ormai preminente di queste varianti. Io temo che la restrizioni andranno avanti".
“Vedremo il calcolo nazionale speriamo che non si arrivi ad un Rt sopra l’1,25. Siamo con il fiato sospeso”, ha poi dichiarato Pregliasco.
In riferimento all'occupazione delle terapie intensive, il virologo dell’Università di Milano ha spiegato che “ad ottobre eravamo con 200-300 pazienti in terapia intensiva, ora cominciamo questa fase con 2200–2300 pazienti che sono il segno di una grande diffusione. Abbiamo 9 Regioni con valori d’impegno nelle terapie intensive”.

approfondimento

Covid in Italia e nel mondo, le notizie del 5 marzo