Covid, gli anticorpi resistono a lungo. Lo dimostra uno studio dell’Iss

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"Le persone che hanno avuto il Covid sviluppano anticorpi in grande quantità e questi anticorpi li proteggono nel tempo da un nuovo contagio" spiega direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza, che ha presentato uno studio svolto dall'Istituto superiore di sanità in Trentino

I ricercatori dell'Istituto superiore di sanità (Iss) hanno dimostrato la persistenza degli anticorpi che bloccano la proteina "spike" del virus Sars-Cov-2, responsabile del coronavirus, nelle persone che hanno contratto l'infezione. Il dato è emerso sulla base dei test sierologici effettuati su un campione di persone provenienti da cinque comuni del Trentino che avevano registrato la più alta incidenza di casi Covid-19 nella prima fase dell’epidemia: Canazei, Campitello, Vermiglio, Borgo Chiese e Pieve di Bono-Prezzo.

 

Lo studio

Lo studio si è articolato in due fasi di indagine: la prima, a maggio, in cui sono stati esaminate circa 6.100 persone e a distanza di quattro mesi, quando sono stati ri-esaminati coloro che erano risultati positivi alla prima indagine. I risultati della prima analisi, in corso di pubblicazione sulla rivista Clinical Microbiology and Infection, avevano evidenziato che il 23% della popolazione aveva anticorpi contro la proteina nucleocapside del virus Sars-cov-2. Nella seconda indagine, appena conclusasi si è osservata una rapida diminuzione degli anticorpi diretti contro questa proteina in una elevata percentuale di individui inizialmente sieropositivi: il 40% dei circa 1.000 ri-testati è risultato infatti sieronegativo a distanza di 4 mesi dal primo test. Analizzando gli stessi campioni di siero per un altro tipo di anticorpi, diretti contro la proteina Spike, è risultato, invece, che oltre il 75% dei soggetti mostrava ancora una sieropositività. “I risultati dello studio – spiega Paola Stefanelli, primo ricercatore e direttore del reparto malattie prevenibili da vaccino-laboratori di riferimento - sono rilevanti nella comprensione della dinamica e della longevità dei vari tipi di anticorpi e della capacità neutralizzante degli anticorpi anti-spike, con importanti implicazioni per l’uso dei vaccini anti Covid, al momento in fase di valutazione, basati su questa proteina di Sars-cov-2”.

 

Le valutazioni sul secondo contagio

"Le persone che hanno avuto il Covid sviluppano anticorpi in grande quantità e questi anticorpi li proteggono a lungo nel tempo da un nuovo contagio". È un aspetto fondamentali della ricerca presentata lunedì 16 novembre in videoconferenza dal direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza alla presenza del governatore trentino Maurizio Fugatti. Abbiamo trovato più anticorpi del previsto e a distanza anche di molto tempo" dichiara Rezza in riferimento all'immunità della persona da un secondo contagio. "Questo è un dato che ancora non possiamo affermare ma i risultati sono incoraggianti anche per il vaccino in arrivo che, come annunciato, avrà un'efficacia superiore al 90%".

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