Al Bambino Gesù doppio trapianto di fegato da un unico donatore per la prima volta

Salute e Benessere
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L’organo di un donatore straniero è stato mantenuto "in salute" grazie all'uso dell'apparecchiatura di perfusione ed è stato diviso dai chirurghi dell’ospedale capitolino con la tecnica split liver. Non era mai accaduto prima

Per la prima volta al mondo è stato effettuato un doppio trapianto di fegato da un unico donatore straniero. Lo si deve ai chirurghi dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, che hanno combinato l'uso della macchina di perfusione epatica, con una tecnica che permette di dividere l’organo in due parti così da trapiantarlo in pazienti diversi. Mai questa apparecchiatura era stata utilizzata in combinazione con lo split liver e non esistono precedenti nella letteratura scientifica, che infatti è stata arricchita dallo studio che riporta l’esperienza italiana, pubblicato su Liver Transplantation. Grazie alla perfusione, spiega una nota dell'ospedale, il fegato può essere conservato in maniera più efficace e può rimanere per più tempo al di fuori del corpo. In uno dei due riceventi, infatti, è stato trapiantato dopo 16 ore mentre normalmente si parla di otto, massimo dieci, ore.

Prolungare i tempi del trapianto con la macchina di perfusione

 

La macchina di perfusione extracorporea, spiega il comunicato dell'ospedale – che se ne è dotato nel 2018 - rappresenta una tecnologia emergente degli ultimi anni. Viene frequentemente utilizzata nel trapianto di organi interi (fegato, rene, polmoni e cuore) in pazienti adulti. Invece di immergere l'organo nella soluzione di conservazione e ghiaccio, viene collegato alla macchina che fa circolare al suo interno la soluzione di conservazione fredda a cui viene aggiunto l'ossigeno (perfusione ipotermica) oppure sangue ossigenato (perfusione normotermica). Questa tecnica consente di prolungare i tempi di ischemia, cioè l'intervallo durante il quale l'organo rimane al di fuori dell'organismo.

 

Le potenzialità della nuova tecnologia

 

"I chirurghi del Bambino Gesù – si legge - hanno utilizzato la macchina di perfusione per dividere in ospedale un fegato prelevato fuori Italia, dove non avrebbero potuto effettuare lo split, e realizzare così due trapianti contemporanei. Senza l'apporto del macchinario, visti i tempi di ischemia molto lunghi, ci sarebbero stati maggiori rischi di malfunzionamento degli organi trapiantati. L'uso di questa metodica ha permesso di aumentare il numero degli interventi perché consente di trapiantare con maggiore sicurezza organi che altrimenti non verrebbero utilizzati: organi prelevati da donatori a cuore non battente, organi da donatori di età avanzata o come in questo caso provenienti da sedi fuori dal nostro Paese.

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