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Vaccino anti Covid-19, una ricercatrice italiana tra i volontari

Salute e Benessere

Agnese Lanzetti, 31 anni, è tra i firmatari di una lettera indirizzata al National Institute of Health. I volontari chiedono di procedere quanto prima con lo Human Challege Trial

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C’è anche una ricercatrice italiana, Agnese Lanzetti, tra i volontari per lo sviluppo del vaccino anti Covid-19 attraverso lo Human Challege Trial. Si tratta di esporsi volontariamente al contagio, così da avere modo di studiare e testare i possibili trattamenti. L’obiettivo è quello di arrivare il prima possibile a un vaccino per il coronavirus e i ricercatori sono convinti che questa tipologia di test possa accelerarne lo sviluppo. Lo Human Challege Trial, infatti, è un sentiero che è già stato percorso per l'influenza, la malaria, il tifo, la febbre dengue e il colera.

 

Lettera aperta al National Institute of Health

 

Agnese Lanzetti è una ricercatrice di 31 anni con laurea all'Università di Pisa, un dottorato negli Stati Uniti e un proprio progetto a Londra. Ha sottoscritto insieme ad altri 151 firmatari una lettera indirizzata al direttore del National Institute of Health (Nih), Francis Collins, inviata dall'organizzazione “1 Day Sooner”. Il gruppo sostiene in nome dei volontari la messa a punto, nel minor tempo possibile, di un vaccino efficace contro il coronavirus.  “Oltre un centinaio di candidati vaccino sono già in fase di sviluppo in tutto il mondo – si legge nella lettera e almeno dieci sono entrati nella fase di sperimentazione clinica”. I volontari chiedono “al governo degli Stati Uniti, ai suoi alleati, ai finanziatori internazionali e agli organismi mondiali (ad esempio l'Organizzazione Mondiale della Sanità) di intraprendere immediatamente i preparativi per lo Human Challege Trial, includendo il supporto per una riproduzione sicura e affidabile del virus e le strutture di biocontenimento necessarie per ospitare i partecipanti al progetto”.

 

La scelta di Agnese Lanzetti

 

"Mi offrirei come volontaria". Le dichiarazioni della ricercatrice 31enne hanno da subito sgomberato il campo da ogni dubbio. “Ho notato l'appello in rete alcuni mesi fa – racconta - e ho deciso di firmare per portare l'argomento all'attenzione della società”. "Nel mio lavoro seguo temi diversi dall'immunologia – spiega - ma grazie alla mia preparazione scientifica riesco a comprendere rischi e benefici dello Human Challenge Trial. Mi offrirei come volontaria e ho firmato sapendo che teoricamente potrei essere considerata un buon candidato". Le prime due caratteristiche (di una lista lunga e dettagliata) per poter partecipare al progetto sono proprio la giovane età e un ottimo stato di salute.