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Coronavirus, ecco come vengono creati i kit per l’analisi dei tamponi

Salute e Benessere

All’interno del Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino, i ricercatori riempiono delle fiale con delle piccole quantità di reagenti, per poi immergerle nel ghiaccio per evitare che il caldo inneschi reazioni

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Le telecamere di Sky TG24 sono entrate nel Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino per documentare come vengono realizzati i kit per l’analisi dei tamponi per il test del coronavirus Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24). Qui, sotto la guida della professoressa Fiorella Altruda, i biologi riempiono con movimenti sicuri delle filale con delle piccole quantità di reagenti, per poi immergerle nel ghiaccio per evitare che il caldo inneschi reazioni. Si tratta di un passaggio essenziale per la produzione del kit, di cui la Regione Piemonte ha chiesto 30.000 unità. “È un kit che serve per 300 test. È composto da quattro tubini che contengono un mix di reazione e altri tre tubini che contengono, invece, i vari oligonucleotidi che andranno a rilevare la presenza del virus”, spiega la professoressa Altruda.

 

La messa a punto dei kit

 

I kit devono essere conservati a una temperatura che va dai -20 ai -80 gradi. La difficoltà maggiore resta reperire sul mercato i reagenti necessari, fondamentali per rilevare l’Rna del virus e prodotti principalmente in Germania e negli Stati Uniti. “Questo rende più complicato mettere insieme un kit”, osserva la professoressa Altruda. “Quello che noi abbiamo fatto è stato proprio cercare i reagenti disponibili sul mercato e validare la sensibilità di questo kit che abbiamo messo a punto abbastanza velocemente per rispondere alla richiesta della Regione Piemonte”, prosegue la ricercatrice. “Siamo riusciti a ottenere un kit molto sensibile e anche molto sostenibile dal punto di vista economico: costa meno di tre euro per ogni tampone”, conclude Altruda.

 

La possibile recrudescenza dell’infezione

 

Poiché fare i tamponi rappresenta il modo più efficace per tenere sotto controllo la diffusione del coronavirus. È per questo che nei prossimi mesi resterà alta la richiesta di test. “Bisognerà prepararsi a un’eventuale recrudescenza dell’infezione che potrebbe ripresentarsi il prossimo autunno o forse anche all’inizio del prossimo anno”, spiega un ricercatore del Centro di Biotecnologie Molecolari.