Coronavirus, dagli scienziati una proposta in 5 punti per ripartire
Salute e BenessereIl piano è stato pubblicato sul magazine online Medical Facts. Prevede l’esecuzione di test sugli asintomatici, il rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza epidemiologica e l’elaborazione di una strategia comunicativa condivisa
Unendo le forze, medici, scienziati e società scientifiche hanno elaborato un piano in 5 punti per consentire all’Italia di ripartire, anche se con molte cautele. La proposta è stata pubblicata oggi, martedì 14 aprile, su Medical Facts, magazine online di informazione scientifica con la direzione di Roberto Burioni. Per consentire un ritorno graduale alla normalità, gli esperti propongono la creazione di una struttura di monitoraggio e risposta flessibile (Mrf) dell’infezione da Sars-CoV-2 (segui la DIRETTA di Sky TG24) e di eventuali altre epidemie, che operi sotto il coordinamento di Protezione Civile e Ministero della Salute e con il supporto tecnico dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). Alla stesura del piano hanno partecipato anche Filippo Anelli, il presidente della Fnomceo, Silvestro Scotti, il Segretario Generale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG) e Pierluigi Lopalco, Professore Ordinario all'Università di Pisa e Presidente del Patto Trasversale per la Scienza (PTS).
I test sugli asintomatici
Secondo gli esperti, il primo passo per tornare la normalità è prevedere la possibilità di eseguire svariate migliaia di test a settimana, sia virologici sia sierologici, nella popolazione generale asintomatica, con rapidissime procedure di autorizzazione del governo e delle Regioni, da utilizzare in caso di segnale dell’attivazione di nuovi focolai. Lo step successivo prevede la formazione di una struttura si sorveglianza centrale presso l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), responsabile sia dell’analisi dei dati, sia della presentazione dei risultati al Ministero della Salute, al governo, al Parlamento e agli organi sanitari sovranazionali. Il terzo punto del piano riguarda il rafforzamento della capacità regionale di sorveglianza epidemiologica, sotto forma di centri periferici di monitoraggio a diffusione capillare sul territorio.
L’importanza di una strategia comunicativa condivisa
Il quarto punto riguarda le azioni da intraprendere in risposta a eventuali segnali di ritorno del virus: in particolare, sottolinea la necessità di un mandato legale che consenta di proporre in modo tempestivo e possibilmente vincolante dei provvedimenti flessibili, come forme di isolamento sociale; gestione di infetti e contatti (anche tramite l’uso di apposite applicazioni) e il potenziamento di specifiche strutture sanitarie. L’ultimo punto, invece, propone la condivisione di una strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti, i quotidiani più importanti e le principali testate radio-televisive pubbliche e private, “per evitare danni potenziali causati dall’allarmismo esagerato o dalla sottovalutazione facilona o addirittura negazionista”.
Il rafforzamento del sistema di sorveglianza
“Il rafforzamento del sistema sorveglianza-risposta a livello sanitario dovrà essere accompagnato da un piano complessivo di limitazione del rischio di attivazione di focolai epidemici nei luoghi di lavoro e nel sistema educativo scolastico, con una profonda ristrutturazione delle procedure e delle attività”, sottolineano i firmatari della proposta. “Non sfugge come un progetto di struttura di monitoraggio e risposta flessibile rappresenti un investimento significativo di risorse, da implementare nei prossimi quattro-sei mesi”, aggiungono gli esperti.